Pnrr avanti piano, anzi pianissimo

Upb: ritardi gare, criticità per molti piccoli progetti. Finora risultano spesi 22,6 mld, 12,8% del totale. La revisione del Piano fa saltare 4,6 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto.

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Pnrr Rigenerazione urbana

Pnrr avanti piano, anzi pianissimo secondo la relazione consegnata al Parlamento dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). L’avvio delle gare soffre di ritardi su tutto il territorio nazionale, ma con maggiore rilievo nel Mezzogiorno.

A oggi si registrano gare per un importo complessivo di circa 45 miliardi (il 25,4% del valore dei progetti) e aggiudicazioni per circa la metà dell’importo messo a gara (22,6 miliardi, il 12,8% dell’importo dei progetti). Le regioni del Centro e del Nord registrano quote di gare avviate rispettivamente del 30,1% e del 27,7%, mentre su progetti localizzati nelle regioni del Mezzogiorno sono state a oggi avviate gare per un importo pari al 19,3%. Le percentuali di aggiudicazione seguono una dinamica simile, attestandosi sulla metà degli importi messi a gara: 15,2% e 14,1% rispettivamente nel Centro e nel Nord e 9,4% nel Mezzogiorno.

Alla luce dei dati analizzati, evidenzia l’Upb, si può escludere che i ritardi dipendano dal fenomeno delle gare deserte, che rimane di entità marginale. L’analisi fa trasparire inoltre la criticità data dall’elevata numerosità di piccoli progetti con soggetti attuatori di natura privata o mista dispersi sul territorio, probabilmente con ridotta esperienza di gestione delle gare del Pnrr I ribassi sulla base d’asta risultano in media significativi, nell’ordine del 15%, anche se inferiori a quelli medi registrati negli appalti pubblici.

Pur con alcune differenze, la composizione dell’importo totale delle procedure di gara avviate è sbilanciata sul settore dei lavori pubblici che, in media, contano per il 57%, percentuale che sale oltre il 90% nel caso delle Missioni 3 e 4 e nel caso delle gare non riconducibili a un’unica Missione.

I contratti di acquisto di servizi e di beni (forniture) rappresentano rispettivamente il 14% e il 20% del valore totale e sono concentrati prevalentemente nella Missione 1, 2 e 6 dove sono invece relativamente meno importanti i lavori pubblici. Rispetto al dato medio riscontrato sul complesso del mercato dei contratti pubblici, il sottoinsieme delle gare associate ai progetti del Pnrr – evidenzia l’Upb – mostra una sostanziale sovrapposizione per quanto riguarda i lavori pubblici (15% Pnrr contro il 15,4% della media triennale dei ribassi 2021-23 a livello nazionale), mentre performance differenti emergono per quanto riguarda il mercato delle forniture (18% Pnrr contro il 29,5%) e dei servizi (32% Pnrr contro il 22,5%).

Stando al dato ricostruibile utilizzando le informazioni di Anac, il fenomeno delle gare deserte ha una rilevanza residuale. Delle 104.603 gare del Pnrr, solo lo 0,54% (561) è andato deserto o risulta annullato. Sebbene con percentuali molto ridotte, la maggiore incidenza del fenomeno delle gare deserte emerge con riferimento alle Missioni 2, 4 e 5, dove la gran parte dei progetti (in numero e valore) è responsabilità dei comuni.

La rimodulazione del Pnrr che attende il via libera dell’Ecofin dopo aver ricevuto la scorsa settimana l’approvazione della Commissione europea riduce di 4,6 miliardi le sovvenzioni a fondo perduto che l’Italia dovrebbe ricevere nel 2024. Il dato non è banale per gli effetti potenziali sui saldi di finanza pubblica 2024, ed emerge dalla memoria consegnata dall’Ufficio parlamentare di bilancio.

La riscrittura del cronoprogramma concordata con Bruxelles al termine di un lungo negoziato, come si sa, oltre a cancellare o rivedere una serie di obiettivi sposta in avanti parecchi milestones e target. Con la conseguenza di far slittare anche il piano dei pagamenti delle rate, che sono appunto misurate su numero e importanza delle scadenze fissate in ogni semestre. Per il 2024 la conseguenza generale è il dimagrimento significativo della quinta e sesta rata, che nel complesso si riducono di circa 11 miliardi (9 miliardi persi dalla quinta e 2 dalla sesta). Questi fondi non scompaiono, perché vengonorecuperati” sulle tranche successive e in particolaresull’ultima, che cresce vistosamente cumulando 173 obiettivi (53 in più rispetto al programma originario) per un valore di 32,76 miliardi, 11,96 miliardi in più di quelli previsti prima della revisione.

Per il 2024, però, le rate ridotte incideranno sul fabbisogno e sulle sue modalità di copertura con i titoli di Stato. L’effetto si esprime in due modi, e per questa ragione è importante la distinzione ricostruita dall’Upb tra prestiti e sovvenzioni a fondo perduto. Nel primo caso, ricorda la stessa Autorità parlamentare sui conti presieduta da Lilia Cavallari, la conseguenza si traduce «essenzialmente in una sostituzione tra prestiti europei e prestitinazionali», mentre le sovvenzioni finanziano spesa, ma non incidono sul debito. Per loro, quindi, il semplice avvicendamento con i Btp non sarebbe indolore, perché aumenterebbe di oltre due decimali il deficit e il debitodel prossimo anno. Dal prossimo anno la spesa effettiva per il Pnrr è chiamata a un’accelerazione radicale per recuperare il tempo perduto.

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