La Commissione europea intende investire massicciamente per rafforzare le reti energetiche europee al fine di garantire sicurezza degli approvvigionamenti di gas e di idrogeno, oltre al rafforzamento delle reti elettriche per adeguarle alla transizione energetica con una produzione sempre più diffusa e delocalizzata.
“SoutH2 Corridor” e “Callisto Mediterranean CO2 Network” sono progetti strategici per l’Ue. Inseriti nella VI lista dei “Progetti di Interesse Comune” di Bruxelles, confermano la centralità dell’Italia per la transizione e la decarbonizzazione del continente. Entro 2030 la dorsale italiana dell’idrogeno diventerà così un «tassello cruciale» secondo Snam, tra i soggetti coinvolti per il “SoutH2 Corridor” tra il Nord Africa e la Germania. Il progetto mette in rete i gasdotti per l’idrogeno attualmente a cui lavorano la stessa Snam, le austriache Tag e Gcae la tedesca Bayernets. Una trama di circa 3.300 km di condotte e diverse centinaia di Mw di capacità di compressione.
Il “SoutH2 Corridor” completa la “European Hydrogen Backbone” e crea una “spina dorsale dell’idrogeno” nel Sud e nel Centro del Continente, con una capacità di importazione di idrogeno pari a 4 milioni di tonnellate annue (Mpta) dall’Africa del Nord, in grado di assicurare oltre il 40% dell’obiettivo complessivo di importazionefissato dal Piano “RePowerEU”.
A questi interventi si uniscono quelli previsti dai piani strategici di Snam, che ha stanziato 1 miliardo di euro per l’idrogeno e il biometano al 2026, e di Italgas, che ha messo sul piatto 7,8 miliardi di euro al 2029 per adeguare le proprie reti territoriali ai gas verdi, tra cui l’idrogeno, per il quale sta mettendo anche un punto un nuovo tipo di contatore.
Poi c’è la cattura dell’anidride carbonica. Con il progetto “Callisto (Carbon Liquefaction transportation and Storage) Mediterranean CO2” l’Unione europea punta a sviluppare quello che Snam, coinvolta insieme a Eni, definisce come «il più grande hub di CO2 multimodale ad accesso aperto nel Mediterraneo».
Attraverso la cattura permanente del gas serra sarà possibile «perseguire efficacemente gli obiettivi di decarbonizzazione, preservando nel contempo i livelli di produzione delle industrie ad alta intensità energeticapresenti nella regione». “Callisto Mediterranean CO2” prevede la raccolta e il trasporto dell’anidride carbonicasia su terra (onshore), attraverso condotte già esistenti o nuovi gasdotti in superficie, sia via mare, ricevendo la CO2 liquefatta in Italia e in Francia, per poi procedere con lo stoccaggio finale nell’hub Ccs di Ravenna. Un progetto che diventerà operativo dal 2027, con un sito di stoccaggio in strati profondi di Eni, della capacità stimata in 500 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Parallelamente, prosegue l’adeguamento e il potenziamento delle reti elettriche europee alla transizione energetica. La Commissione prevede che il consumo di elettricità nell’Ue «aumenterà di circa il 60% da qui al 2030 – evidenzia il commissario Ue all’Energia, Kadri Simson – con il 40% delle reti di distribuzione che hanno più di quarant’anni e la capacità di trasmissione transfrontaliera destinata a raddoppiare entro il 2030, sono necessari 584 miliardi di euro di investimenti».
Bruxelles ha varato un piano sulle reti energetiche, articolato in sette azioni, che prevede di rafforzare gli strumenti di finanziamento pubblici e privati delle infrastrutture di rete, soprattutto le connessioni transfrontaliere. Solo con questa misura, l’Ue mira a risparmiare 9 miliardi l’anno in costi di generazione dell’elettricità da qui al 2040. Le iniziative messe a punto dall’Ue riguardano anche misure a sostegno dell’anticipo degli investimenti e dell’integrazionedella produzione “dal basso” delle comunità energetiche, digitalizzazione delle reti esistenti, snellimento del sistema delle autorizzazioni, una maggiore attenzione da parte dei fondi regionali all’adeguamento delle reti di distribuzione a livello locale, piani a lungo termine da parte degli operatori nazionali di trasmissione, per la connessione dell’eolico in mare e sulla terra ferma.
«L’Europa potrà garantire la propria sicurezza energetica e realizzare le proprie ambizioni climatiche solo se la nostra infrastruttura energetica si espanderà e si evolverà per essere idonea a un sistema decarbonizzato» ha spiegato Simson, sottolineando che «le reti devono rappresentare un fattore abilitante, e non un collo di bottiglia, nella transizione verso l’energia pulita per integrare le grandi quantità di energie rinnovabili, veicoli elettrici, pompe di calore ed elettrolizzatori necessari per decarbonizzare la nostra economia». Il piano d’azione odierno pone le basi per tutto questo, ha indicato Simson, facendo appello al sostegno di «tutti gli attori del settore per contribuire a trasformarlo in azioni concrete».
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