Parco auto italiano vecchio: 4 automobili su 10 in Italia hanno oltre 15 anni

Le elettriche ancora un lusso. Salvini apre al noleggio sociale, ma dimentica l’adeguamento fiscale sull’auto aziendale, che darebbe vantaggi strutturali ad aziende e privati.

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Il parco auto italiano circolante è vecchio, con quattro automobili su dieci che hanno più di 15 annidall’immatricolazione. Più insicure e inquinanti, rendono il parco auto italiano nazionale il più vecchio d’Europae ancora quasi immune alla penetrazione delle auto elettriche, il che costituisce anche un vantaggio, in considerazione dei problemi del prodotto e la prossima evoluzione delle batterie che rischia di riservare amare sorprese sul mantenimento del valore delle auto elettriche usate.

L’Automobile club d’Italia e Fondazione Caracciolo descrivono le elettriche come «per troppi ancora un lusso» e avanzano una proposta per accelerare il ricambio generazionale delle macchine con il “noleggio sociale a lungo termine”, nella Conferenza del traffico e della circolazione. Il modello è quello del leasing sociale introdotto in Francia, che vedrà a gennaio la consegna delle prime auto ecologiche a famiglie in difficoltà economica.

Sul tema è in corso un confronto tra l’Aci e i ministeri dei Trasporti, delle Imprese e dell’Ambiente che si sarebbero mostrati interessati. Secondo il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, «il principio è sacrosanto, vediamo come metterlo a terra senza esporci a controindicazioni». Il suo timore è che possa rivelarsi«una sorta di auto di cittadinanza», visto l’abuso di certi strumenti in passato, ma invita ad approfondire.

Nello specifico, l’idea dell’Aci è che lo Stato acquisti tra le 3 e le 5.000 auto ecologiche tra modelli di bassa gammatermici, ibridi o elettrici – e le noleggi per cinque anni ai cittadini che non riescono a sostituire le loro vecchie auto con gli incentivi più classici. La rata, calcolata in base all’Isee, all’anzianità dell’auto da rottamaree del modello noleggiato, andrebbe da 75 a 125 euro al mese. I primi fondi individuati da utilizzare sono quelli rimasti dalle ultime campagne di incentivazione, a partire dai 100 milioni per le auto elettriche per i quali non ci sono state richieste.

La proposta lanciata dall’Aci rischia di essere una trappola a rischio di truffe ed abusi e meglio, molto meglio sarebbe spingere sull’equiparazione del regime fiscale dell’auto aziendale italiana a quello europeo, con la deducibilità totale del prezzo d’acquisto, Iva e costi di uso e manutenzione, oggi decisamente troppo bassi. Si otterrebbero una serie di vantaggi strutturali: maggiore competitività delle imprese italiane oggi penalizzaterispetto ai loro competitori europei, assicurare al mercato dell’usato l’afflusso di veicoli recenti con 3-4 anni di vita a prezzi ridotti del 50% circa rispetto a quello del nuovo e forte rinnovamento strutturale del parco auto italiano. Il tutto utilizzando le quote di fondi per gli incentivi all’acquisto di auto nuove non utilizzati già stanziati dal governo Meloni.

Oltretutto, dando seguito ad una promessa sempre cavalcata dalla Lega Salvini, ma mai onorata proprio dalla stessa Lega Salvini, nonostante le attese di milioni di imprese e di partite Iva che stanno proprio abbandonando elettoralmente una forza politica sempre più inconcludente.

Per il presidente dell’Aci, Angelo Sticchi Damiani, «sono 11,5 milioni le auto a standard Euro zero, uno, due e tre e che per almeno un trentennio la percentuale di veicoli termici datati sulle strade resterà significativa. Ne deriva un problema per le emissioni, e anche per la sicurezza. Le nuove tecnologie avrebbero potuto evitare, negli ultimi 10 anni, il 28% degli scontri frontali, il 21% di quelli laterali e l’11% degli incidenti con i pedoni».

Per decarbonizzare i trasporti «non basta il solo elettrico» ha detto il presidente dell’Unem, Gianni Murano, durante la LXXVI Conferenza nazionale del traffico e della circolazione organizzata dall’Aci. «Il rinnovo del parco auto con veicoli a minori emissioni procede lentamente – ha spiegato Murano – e anche il peso delle auto elettrificate sul parco circolante è ancora molto modesto (0,4% Bev, 4% veicoli ibridi), nonostante i notevoli progressi registrati negli ultimi anni in termini di nuove immatricolazioni. Tutto fa supporre che anche dopo il 2035 il parco circolante sarà ancora caratterizzato in larga parte da veicoli termici». Soprattutto, se il nuovo Europarlamento dopo il giugno 2024 saprà fare piazza pulita delle demagogie ambientaliste di Timmermans e soci.

Murano ha detto che «il ruolo centrale dei “low carbon fuels” nel processo di decarbonizzazione dei trasporti sarà fondamentale, che la sola tecnologia elettrica non consentirà di traguardare nei tempi previsti. Per raggiugere l’obiettivo al 2030 di 6,6 milioni di auto elettriche (4,3 Bev e 2,3 Plugin) indicati nel nuovo Pniec(Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) bisognerebbe immatricolare per i prossimi 7 anni oltre 940.000 auto elettriche all’anno rispetto alle 117.000 del 2022 e alle 111.000 dei primi 10 mesi del 2023, cioè oltre il 70% di tutto l’immatricolato di un anno: un obiettivo decisamente troppo ambizioso che appare impossibile da raggiungere».

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