Industria manifatturiera italiana tra luci ed ombre

L’Istat certifica la crescita del valore aggiunto nel 2021 del 21,6%, mentre nel 2023 cala lievemente il fatturato.

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Industria manifatturiera produzione industriale distretti industriali del Triveneto

Industria manifatturiera italiana tra luci ed ombre. Secondo l’indagine Istat nel 2021 le imprese industriali e dei servizi erano quasi 4,4 milioni (+2,5% rispetto al 2020) generando un valore aggiunto di 898 miliardi in crescita, rispetto all’anno precedente, del 21,6%.

La crescita è stata del 37,4% nelle Costruzioni, del 20,5% nell’Industria in senso stretto e del 20,3% nei Servizi), recuperando la marcata flessione (-10,5%) del 2020. L’aumento – spiega – è significativo anche rispetto al 2019 (+8,8%). Incrementi a due cifre si registrano sul 2020 per il margine operativo lordo-Mol (+33,9%), il fatturato (+22,4%) e il costo del lavoro (11,8%). Rispetto al 2019: il Mol cresce del 16,5% il il fatturato de l’8,5% e il costo del lavoro del 2,4%.

Le imprese attive nell’Industria e nei servizi di mercato (4,4 milioni) occupano oltre 17 milioni di addetti (+2,9% sul 2020; +1,1 sul 2019), di cui 12,4 milioni di dipendenti (+3,5% sul 2020; +1,6% sul 2019). Il 79,5% delle imprese opera nel settore dei Servizi, occupa il 67,3% degli addetti e produce il 55,8% del valore aggiunto totale, con una crescita dell’occupazione pari alla media generale (+2,9%).

E’ più contenuto l’incremento dell’occupazione nell’Industria in senso stretto (+1,3% sul 2020, sia per addetti sia per dipendenti) con un saldo ancora lievemente negativo (-0,1%) rispetto ai valori registrati nel 2019 per gli addetti (+0,6% per i dipendenti). L’Industria in senso stretto occupa il 24,1% degli addetti e realizza il 36,4% del valore aggiunto totale.

Circa il 12% delle imprese è attivo nelle Costruzioni. Il settore produce il 7,8% del valore aggiunto totale e registra gli aumenti più consistenti per l’occupazione (+7,5% gli addetti e +10,8% i dipendenti). La crescita del numero degli addetti si è avuta soprattutto nei gruppi multinazionali (+9,2%) e nelle imprese con oltre 250 dipendenti (+4,3%). In questa ultima classe dimensionale dipendenti in più sono quasi 167.000 (il 40,1% dell’incremento del totale dei dipendenti).

L’incremento del valore aggiunto rispetto al 2020 riguarda tutti i settori, anche se spicca nettamente il settore delle Costruzioni che rasenta il 40% (+37,4%). Nell’Industria in senso stretto e nei Servizi si supera comunque il 20% (rispettivamente +20,5% e +20,3%). Rispetto al 2019, l’incremento medio del valore aggiunto è dell’8,8%, con differenze marcate tra i diversi settori: +32,8% nelle Costruzioni, +9,9% nell’Industria in senso stretto e +5,5% nei Servizi. Rispetto al 2020, il margine operativo lordo nelle Costruzioni cresce del 58,7% mentre il costo del lavoro sale del 21,7%. Nel comparto, il 3,3% delle imprese è organizzato in strutture di gruppo, occupa il 17,3% degli addetti e il 26,1% dei dipendenti e realizza il 27,6% del valore aggiunto del settore.

L’industria manifatturiera italiana chiuderà il 2023 con un fatturato a prezzi costanti in lieve calo. E’ quanto emerge dal rapporto sui settori industriali realizzato dalla direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo con Prometeia. Nel 2024 è atteso un moderato rimbalzo (+0,5%), per poi accelerare al +1,3% nel 2025.

Il fatturato dell’industria manifatturiera italiana, secondo il rapporto, ha mostrato un ripiegamento tendenzialedi poco inferiore al 2% nei primi sette mesi del 2023, un calo meno intenso rispetto a quello registrato dalla produzione industriale (-3,1% nel periodo gennaio-agosto). Dagli indicatori che monitorano il sentiment delle imprese emerge un quadro di peggioramento delle attese sulla produzione e sugli ordini interni ed esteri. Tuttavia, il confronto con un’ultima parte del 2022 già deteriorata contribuirà a ridimensionare i cali tendenziali nei prossimi mesi, portando a una chiusura d’anno a -0,6% per il fatturato manifatturiero a prezzi costanti. La spinta inflattiva continua a sostenere il fatturato manifatturiero, che nel complesso del 2023 si stabilizzerà sui livelli di massimo storico raggiunti lo scorso anno (1.169 miliardi di euro, +0,7%).

Pochi settori dell’industria manifatturiera presenteranno un fatturato deflazionato in crescita nel 2023, a partire da quelli legati alla transizione digitale ed energetica. Gli autoveicoli e moto (+7,9%) beneficiano di immatricolazioni in aumento sul mercato interno. Seguono nella classifica elettronica (+2,9%), elettrotecnica (+2%) e meccanica (stabile sui risultati 2022, con un +0,3%). Nella parte alta della classifica 2023 si collocano inoltre largo consumo (+2,7%) e farmaceutica (+2,5%), che possono contare su una cospicua dote del primo semestre dell’anno, che li ha visti crescere a ritmi molto brillanti, soprattutto sui mercati esteri.

Nella parte bassa della graduatoria 2023, invece, con fatturato deflazionato in contrazione, vi sono i settori più sensibili al ciclo dell’edilizia: il ripiegamento tendenziale più marcato coinvolgerà i Prodotti e materiali da costruzione (-4,6%), ma anche i produttori di beni durevoli per la casa chiuderanno l’anno in calo (Elettrodomestici -4,4%, Mobili -2,4%). In difficoltà anche Intermedi chimici (-7.8%), filiera dei metalli(Metallurgia -3,3%, Prodotti in metallo -0,9%) e Altri intermedi (-1,5%), penalizzati dalla prudenza nella ricostituzione delle scorte di magazzino in questa fase di grande incertezza. Chiudono la panoramica settoriale sistema moda e alimentare e bevande, con fatturato deflazionato in calo rispettivamente del -2,5% e -1,1 per cento.

La fase di rallentamento dell’industria manufatturiera mostra i suoi effetti su un tessuto manifatturiero che rimane in buona salute. Il margine operativo lordo (Ebitda) 2022, secondo il rapporto, si è confermato sugli ottimi livelli raggiunti nel 2021, nell’ordine del 10% in rapporto al fatturato, grazie ai provvedimenti di contrasto al caro energia. Anche al netto di questi contributi, però, l’evoluzione favorevole della domanda finaleha permesso a quasi tutti i settori di traslare a valle i forti rincari dei costi per materie prime ed energia. In miglioramento generalizzato anche la redditività industriale nel 2022, soprattutto per i produttori di beni intermedi, gli autoveicoli e moto e il sistema moda.

Per il 2023 è prevista una contrazione dell’Ebitda margin manifatturiero, di circa 6 decimi di punto, che sarà comunque in grado di garantire alle imprese una buona sostenibilità dei debiti finanziari necessari per continuare a investire. La competitività dell’industria continuerà infatti a giocarsi sulla spinta all’innovazione, verso prodotti qualitativamente elevati e la ricerca di un mix energetico più efficiente, in grado di favorire il contenimento dei costi e dei rischi.

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