Taxi: l’Antitrust richiama Roma, Milano e Napoli ad aumentare le licenze

Necessario superare i ritardi, adeguando l’offerta alla domanda, specie nelle maggiori realtà turistiche e fieristiche. Necessario liberalizzare il settore.

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A Roma, Milano e Napoli servono più taxi e le tre amministrazioni comunali devono celermente adeguare il numero delle licenze alla domanda: lo stabilisce l’Antitrust che ha inviato ai comuni di Roma, Milano e Napoli «una segnalazione sulle criticità riscontrate nell’erogazione del servizio taxi a danno degli utenti, in termini di qualità ed efficienza del servizio reso», evidenziando «una diffusa e strutturale inadeguatezza del numero delle licenze attive» che ha generato «un numero molto elevato di richieste inevase e di tempi eccessivamente lunghidi attesa».

A Roma il numero di licenze attive è pari a 7.962, cui corrispondono 2,8 licenze ogni 1.000 residenti, a Milano le 4.853 licenze attive sono pari a 3,5 licenze ogni 1.000 residenti, a Napoli, a fronte di 2.364 licenze attive, sono disponibili 2,6 licenze ogni 1.000 abitanti.

L’Antitrust sollecita i comuni ad un aumento che vada oltre il tetto del 20% fissato in via straordinaria nel cosiddetto decretoAsset” e adottando in tempi brevi i bandi di pubblico concorso per l’assegnazione di nuove licenze. L’Antitrust auspica anche l’adozione di misure aggiuntive, come la regolamentazione delle doppie guide (attualmente presente a Roma e a Milano, ma non a Napoli); l’implementazione del “taxi sharing” e l’efficientamento dei turni.

Se le associazioni dei consumatori sono soddisfatte per la presa di posizione dell’Antitrust, non la stessa cosa può dirsi per i tassisti. L’Unione Nazionale Consumatori chiede «liberalizzazioni nel settore, ad esempio eliminando i vincoli territoriali, in modo che tassisti ed Ncc possano svolgere il servizio dove vogliono». L’intervento dell’Antitrust è giudicato molto positivamente da Assoutenti, che lo ritiene una vittoria dei consumatori dopo anni di proteste. Va oltre il Codacons, che chiede sanzioni verso i sindaci che non aumentano le licenze a fronte dell’inadeguatezza del servizio.

Sul fronte opposto la Uil trasporti, che fa notare come il servizio taxi «non può entrare in un regime di concorrenza del libero mercato» perché «ci sono tariffe prestabilite e obblighi di prestazione a cui i tassisti debbono adeguarsi». «Sono anni che leggiamo il compitino scritto ad arte da questa fantomatica Agenzia che tutto svolge tranne il compito di tutelare gli interessi generali degli utenti» critica Alessandro Genovese, responsabile nazionale dell’Ugl-taxi.

In Italia c’è la drammatica necessità che la politica superi a tutti i livellinazionale e locale – l’attuale regolamentazione dei servizi in regime di concessione, aumentando le gare di affidamento in modo da aumentare l’offerta e migliorare la concorrenza e la qualità dei servizi, spesso insoddisfacenti come nel caso dei taxi.

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