La Cina ha annunciato dal primo dicembre nuovi limiti all’export di alcuni tipi di grafite, fondamentali per produrre batterie per i veicoli elettrici: lo ha annunciato il ministero del Commercio, secondo cui gli esportatori dovranno richiedere i permessi per vendere due tipi di grafite ai clienti stranieri.
La mossa è maturata a pochi giorni dall’ulteriore stretta Usa alla vendita a Pechino di microchip ad alta tecnologia e a un mese circa dall’annuncio della Commissione Ue di un’indagine sull’import dei veicoli elettrici cinesi per far luce sui possibili sussidi statali alla produzione che alterano la concorrenza. E proprio in questi giorni, l’autorità antitrust italiana ha aperto un’indagine sulla Dr Motors di Isernia che venderebbe sul mercato italiano veicoli di produzione cinese senza adeguata informazione ai consumatori.
«Sulla base della necessità di difendere la propria sicurezza e i propri interessi nazionali, la Cina ha rafforzato i controlli sulle esportazioni di alcuni articoli di grafite in conformità con la legge», ha affermato il ministero cinese, precisando che includeranno materiale di grafite di «elevata purezza e resistenza, alta densità e grafitein scaglie naturali». Secondo l’annuncio, altri tre tipi di materiali di grafite «altamente sensibili» nell’elenco erano già soggetti a restrizioni temporanee.
La mossa «favorisce una migliore attuazione dei nostri obblighi internazionali in materia di antiproliferazione e di altro tipo, salvaguardando la stabilità delle catene di approvvigionamento industriali globali», nell’ambito di una strategia «per apportare ottimizzazioni e aggiustamenti ad afflussi e deflussi di grafite».
L’aggiustamento dei controlli, infine, da parte della Cina «non riguarda alcun Paese o regione specifica e le esportazioni che rispettano le normative pertinenti riceveranno l’autorizzazione», ha assicurato il ministero.
La grafite è comunemente utilizzata per produrre batterie agli ioni di litio per telefoni cellulari, veicoli elettricie altri prodotti, con la prospettiva di un’impennata della domanda in vista della transizione ecologica. Secondo le stime dello United States Geological Survey, nel 2022 la Cina è stata il principale produttore mondiale di grafite, con una quota globale di circa il 65%. E questa decisione costituisce un forte segnale di allarme per la fornitura di tutti quei materiali dove la Cina è sostanzialmente monopolista, uno scenario che dovrebbeconsigliare l’Unione europea a frenare la deriva dell’elettrificazione spinta dell’economia continentale.
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