Fondo cinema con contributi pubblici milionari a pellicole che non portano spettatori in sala

Da molti è stata definita la mangiatoia dell’ex ministro alla Cultura Franceschini, che ha favorito le opere di artisti sensibili al progressismo. Sangiuliano: «il cinema va seriamente riformato. Chi attinge alle risorse pubbliche abbia moralità».

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Fondo cinema

Il solo annuncio della disponibilità del ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano, di tagliare un centinaio di milioni al Fondo per il cinema ha scatenato la bagarre tra i tanti operatori del settore, da sempre amorevolmente curato dall’ex ministro alla Cultura di marca Pd, Dario Franceschini che, nel giro di soli sette anni, è passato dai 423,5 milioni del 2017 agli 885,4 milioni del 2021, assestandosi a 746 milioni del 2023. Il tutto a fronte di contributi statali ad opere che nelle sale hanno incassato solo poche manciate di biglietti staccati.

Per il ministro alla Cultura del governo Meloni, Gennaro Sangiuliano, è giunto il momento di fare una serie di aggiustamenti al settore del cinema: «è una forma d’arte che sta a cuore a tutto il governo, ma è un settore cheva severamente e seriamente riformato. Le cose non possono rimanere in questo modo: chi vuole attingere alle risorse pubbliche deve avere un po’ di moralità».

Le parole di Sangiuliano sono arrivate il giorno dopo le polemiche sul taglio da 100 milioni, indicato dallo stesso ministro in una lettera precedentemente inviata al collega di governo, il ministro all’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha chiesto a tutti i ministri di ridurre la spesa pubblica di almeno un 5%.

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«Il cinema – ha detto Sangiuliano – rappresenta una delle espressioni più moderne, quella più comprensibile forse da tutti quanti noi. Certo, questo è un settore dove ci sono stati tanti sprechi: ci sono film che sono stati finanziati e che dopo hanno avuto una piccolissima presenza in sala. Addirittura ci sono film che hanno avutoun numero di spettatori che si contano sulle dita di una mano e sono stati dati milioni e milioni di euro per realizzare prodotti che non hanno avuto riscontro del pubblico».

Per il ministro si deve partire dal “tax credit”: «anni fa – ha ricordato Sangiuliano – il “tax creditammontava a 400 milioni, in pochissimi anni ha superato addirittura gli 800 milioni, poi si è assestato intorno ai 750 milioni: sono cifre importanti, ci sono tanti cittadini che fanno sacrifici su questioni rilevanti come la sanità, i trasporti, la scuola».

E riguardo agli scarsissimi risultati di botteghino delle opere finanziate con denaro pubblico, c’è l’imbarazzodella scelta. “Sherlock Santa” e “Ladri di Natale” di Francesco Cinquemani, costati complessivamente 15 milioni, con un contributo statale di 4 milioni hanno avuto un incasso di 13.000 euro. “Prima di andare via” di Massimo Cappelli che ha ricevuto 700.000 euro di contributo pubblico, salvo essere visto nelle sale di tutt’Italia da ben 29 spettatori. “Era ora” di Alessandro Aronadio, storia di un ritardatario cronico, e “My soul summer” di Fabio Mollo sono costati 3 milioni cadauno, incassando 1,2 milioni di euro a testa di contributi pubblici, fatturando al botteghino meno di 7.000 ciascuno.

We are who we are” del 2020, miniserie di Luca Guadagnino prodotta per Hbo e Sky Atlantic è stata finanziata dal Fondo per il cinema (strumento il credito d’imposta) per 13,2 milioni, fruttando al regista un compenso di 2,4 milioni. Ai produttori della doppia serie “A casa tutti bene1 e 2 di Gabriele Muccino, regista sempre molto attento alle battaglie progressiste, sono stati erogati in tutto 6,3 milioni con il credito d’imposta, co un cachet all’autore di incamerare 3,3 milioni di compensi.

A “I leoni di Sicilia” sulla saga della famiglia Florio è stato assegnato un finanziamento pubblico 8,7 milioni, che ha fruttato a Paolo Genovese un compenso di 1,4 milioni, “M-Il figlio del secolo” di Joseph Maximilian Wright, tratto dal racconto di Antonio Scurati, ha incassato un contributo pubblico di 14,9 milioni, di cui 1,7 milioni andati in dote al regista.

Poco rispetto a quanto incassato da Saverio Costanzo: il film “Finalmente l’alba, viaggio nella Hollywood sul Tevere” con Lily James e Willem Dafoe ha staccato 9,5 milioni di contributo, mentre la serie “L’amica geniale” ne ha ottenuti 10,5. Grazie ai 20 milioni incassati dai produttori dallo Stato, al regista sono stati erogati 3,1 milioni complessivi per le due opere.

Insomma, quando si parla di revisione della spesa pubblica realtà come il fondo del cinema possono dare moltoe se i 100 milioni annunciati fossero moltiplicati per 10, 20 volte, farebbero facilmente 1 o 2 miliardi di euro da destinare a spese ed investimenti di ben più elevata valenza morale e sociale, con buona pace di qualche registao attore progressista che dovrà rassegnarsi a tornare con i piedi a terra dopo la gloria franceschiniana.

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