Il Superbonus 110% voluto dal M5s con la connivenza del Pd continua a drenare risorse e a scavare voragini nei conti pubblici. Il decreto anticipi approvato con la manovra contiene un’operazione sostanzialmente contabilema tutt’altro che indifferente considerando l’impatto che la maxiagevolazione continua ad avere sui conti pubblici italiani. La dotazione del fondo destinato proprio al Superbonus 110% aumenta di 15 miliardi di euro nel 2023 attingendo risorse da avanzi non spesi, a partire per esempio da oltre 2,5 miliardi di Patrimonio destinato, ma anche da 350 milioni di riduzione del fondo per la disabilità. Non un taglio, assicura il ministro Alessandra Locatelli, ma appunto risorse non utilizzate, parte della legge delega che il governo sta attuando e che il Mef “restituirà nel 2025”.
Nel capitolo casa la manovra porterà con sé anche un’altra novità che toccherà le tasche di molti proprietari. In attesa della legge a cui sta lavorando il ministro al Turismo, Daniela Garnero Santanché per mettere ordine nel mondo degli affitti brevi, ma che non ha ancora visto la luce, la legge di bilancio potrebbe in parte fare cassaaumentando la cedolare secca sui cosiddetti “Airbnb”. La norma non è ancora stata definita, ma il passaggio potrebbe essere dall’attuale 21% al 26%. Una prospettiva che già allarma Confedilizia, che parla di «un grave errore», e che irrita anche l’Abbac, l’associazione nazionale del settore: «ci sentiamo spremuti come limoni», dichiara il presidente Agostino Ingenito.
Alla base del provvedimento c’è la spinta del mondo alberghiero che vede la crescita esponenziale delle locazioni brevi come una sorta di concorrenza sleale, visto che i locatori degli appartamenti – con molti che gestiscono decine se non centinaia di unità – godono di obblighi giuridici, amministrativi e fiscali di gran lunga inferiori rispetto alle imprese alberghiere.
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