Volta Trucks, produttore di camion elettrici, dichiara bancarotta in Svezia

Fallimento pianificato causa problemi relativi ai fornitori di componenti e sulla fornitura di batterie.

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Volta Trucks

La strombazzata elettrificazione della mobilità leggera e pesante inciampa sulla bancarotta di un produttore di camion elettrici che era pronto per il lancio in serie dei suoi mezzi: la svedese Volta Trucks ha chiesto il fallimento in Svezia, nonostante i suoi stabilimenti operativi siano situati in Gran Bretagna.

I problemi di Volta Trucks derivano dall’interruzione della sua catena di fornitura, secondo quanto ha comunicato la società. La decisione arriva circa due mesi dopo il fallimento del fornitore di batterie di Volta, Proterra, che ha portato il produttore di camion elettrici a non raggiungere gli obiettivi di produzione.

Il crollo «ha influito negativamente sulla nostra capacità di raccogliere capitali sufficienti in un contesto già difficile per la raccolta di capitali per gli operatori di veicoli elettrici», ha affermato il consiglio di amministrazione di Volta Trucks in una nota. Secondo Byggmastare Anders J Ahlstrom AB, uno dei maggiori azionisti di Volta, la dichiarazione di Proterra al Capitolo 11 degli Stati Uniti è arrivata «nel momento in assoluto peggiore in cui si doveva aumentare la produzione».

«La principale entità commerciale del gruppo, Volta Trucks Limited, presenterà a breve istanza di amministrazione controllata in Inghilterra, e si prevede che i curatori fallimentari di Alvarez & Marsal entreranno in carica. A breve anche altre entità del Gruppo presenteranno procedure di insolvenza nelle giurisdizioni competenti”, continua la nota stampa della società svedese.

Il cda «non ha intrapreso questa strada né facilmente né con leggerezza ed è pienamente consapevole dell’impatto significativo che ciò avrà sulla forza lavoro dedicata dell’organizzazione, nonché sui clienti e sui partner».

Volta Trucks
Il telaio del camion elettrico da 16 tonnellate. Volta Zero.

Volta Trucks a novembre 2022 aveva raccolto fondi per una valutazione di circa 600 milioni di euro e si preparava a spedire i suoi primi camion. Secondo l’amministratore delegato Essa Al-Saleh, la società, che impiega circa 850 persone, aveva come obiettivo un’offerta pubblica iniziale nel 2024.

«Abbiamo creato il primo camion completamente elettrico da 16 tonnellate appositamente costruito al mondo, dotato di cabina e telaio dal design unico, che avrebbe contribuito a decarbonizzare l’ambiente e a migliorare la salute, la sicurezza e la qualità dell’aria dei centri urbani. Durante il progetto pilota in cinque paesi europei, abbiamo ricevuto feedback fantastici, che hanno portato a una forte pipeline di clienti di grande reputazione che desideravano introdurre i nostri Volta Zero Trucks nelle loro flotte», sottolinea il gruppo.

«Tuttavia, come tutte le aziende di espansione nel settore della produzione di veicoli elettrici, Volta Trucks ha dovuto affrontare sfide lungo il percorso. La recente notizia che il nostro fornitore di batterie (Proterra) ha presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11, ha avuto un impatto significativo sui nostri piani di produzione, riducendo il volume di veicoli che avevamo previsto di produrre. L’incertezza con il nostro fornitore di batterie ha anche influito negativamente sulla nostra capacità di raccogliere capitali sufficienti in un contesto di raccolta di capitali già difficile per gli operatori di veicoli elettrici», conclude la società svedese.

Quanto accaduto a Volta Trucks conferma come l’elettrificazione della mobilità di cose e persone sia una stradairta di difficoltà, connessa soprattutto sulla sicurezza e affidabilità della catena delle forniture, oggi sottoposta ad un’eccessiva concentrazione tra pochi protagonisti che spesso ricoprono anche un ruolo geostrategico e politico.

Per non dire delle problematiche connesse alla chimica delle batterie, ancora lontane dal raggiungere il livello ottimale di affidabilità, oltre alle difficoltà connesse con la disponibilità di una rete di rifornimento elettrico capillare e della disponibilità stessa di energia prodotta da fonti rinnovabili perché, altrimenti, tutto il castello ambientalista costruito sulla sostenibilità della mobilità elettrificata di cose e persone crolla miserabilmente.

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