Alla chetichella e senza le rodomontate salviniane di “Quota 100”, le pensioni degli italiani nel 2024 dovranno fare i conti con “Quota 104”, che interesserà poche migliaia di lavoratori che nel 2024 riusciranno ad andare in pensione anticipata. Con “Quota 104” l’aumento di un anno dell’età anagrafica fa sì che le uscite nel 2024 siano limitate a coloro che nel 2022 avevano già i 62 anni previsti per “Quota 103”, ma non ancora i 41 anni di contributi. Potranno andare in pensione le persone che compiranno 63 anni, nate quindi fino al 1961, e che hanno cominciato a lavorare dal 1983 e quindi nel 2024 raggiungeranno i 41 anni di contributi.
Per “Quota 103” sono state accolte nei primi cinque mesi poco più di 5.000 domande e ci si attende che a fine anno siano circa 12/15.000 a fronte di una platea complessiva di persone con i requisiti di 41.000. Con la nuova stretta, il numero delle domande accolte con questo canale di uscita potrebbero essere inferiori alle 7/8.000 a fronte di una platea di circa 20.000 per un tasso di adesione di circa il 30%, simile rispetto alle altre Quote.
Una stretta rilevante alle uscite anticipate arriverà con l’eliminazione dell’Ape sociale e la confluenza di questo ammortizzatore e di “Opzione donna” nel Fondo per la flessibilità in uscita. Per gran parte della platea dell’Ape sociale aumenteranno gli anni di contributi necessari ad ottenere il sussidio passando per disoccupati, “caregiver” e lavoratori con invalidità di almeno il 74% da 30 a 36 anni. Resteranno a 36 anni per i lavoratori impegnati in attività gravose. L’età minima per accedere a questo tipo di anticipo rimarrà a 36 anni ma non è ancora chiaro se le nuove norme prevedranno un vero e proprio accesso alla pensione o solo una sorta di scivolo verso la pensione come l’attuale Ape (con un importo limitato e solo per 12 mesi l’anno invece dei 13 della pensione).
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Per le pensioni delle donne è stata annunciata l’eliminazione di “Opzione donna” e l’entrata nel Fondo per la flessibilità probabilmente sempre con il passaggio del calcolo della pensione con il metodo contributivo. In questo caso comunque si registra un aumento dell’età anagrafica di almeno tre anni (non è chiaro se rimarrà lo sconto per chi ha figli).
Resta aperto il tema della rivalutazione delle pensioni rispetto all’inflazione per il quale il governo Meloni ha annunciato un impegno di 14 miliardi. Se per la prima fascia (per i trattamenti fino a 4 volte il minimo – 2.101,52 euro) la rivalutazione sarà al 100%, farà salire dall’85 al 90% quella per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo e vedrà probabilmente scendere ulteriormente – sotto il 30% – la perequazione di quelli superiori a 10 volte il minimo. Con danno per coloro che hanno versato i contributi maggiori, salvo incassare decisamente meno una volta in pensione.
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