Finanziaria 2024, manovra da 24 miliardi con addio alla classe media

Irpef a 3 aliquote e conferma taglio al cuneo, meno detrazioni. Benefici ai redditi bassi, ma per quelli sopra i 50.000 tagli alle agevolazioni e conferma della rapina al 43%.

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Finanziaria 2024

La finanziaria 2024 del governo Meloni ha preso vita con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri che vede una manovra complessiva di 24 miliardi di euro, di cui 15 a deficit e 8 di tagli alla spesa ministeriale, con la conferma del taglio del cuneo anche per il 2024 e l’avvio della nuova Irpef a tre aliquote con l’accorpamento dei primi due scaglioni.

La finanziaria 2024 porta con sé anche sorprese spiacevoli per coloro che hanno il torto di guadagnare circa 2.500-3.000 euro netti al mese, perché dopo i 50.000 euro di guadagno lordo all’anno si conferma l’espropriodel 43% e, novità di quest’anno, anche una sforbiciata alle detrazioni, che da questa soglia in poi riduce eventuali benefici. Il governo Meloni ha puntato soprattutto ad aiutare i redditi medio-bassi, quelli fino a 35.000 euro lordi, mentre per la classe media ormai in via di estinzione non c’è praticamente nulla.

Il provvedimento più corposo della legge di bilancio è il taglio del cuneo che vale 10 miliardi, coperti interamente in deficit, ed estende a tutto il 2024 la misura già in vigore da luglio scorso: taglio di 6 punti per i redditi fino a 35.000 euro e 7 per quelli fino a 25.000. La misura si traduce in un aumento mediamente di circa 100 euro al mese per una platea circa 14 milioni di cittadini.

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All’intervento sul cuneo fiscale si aggiunge l’avvio della riforma dell’Irpef, con l’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito, che modifica l’attuale sistema a 4 aliquote (fino a 15.000 al 23%; tra 15 e 28.000 al 25%; tra 28 e 50.000 al 35% e oltre i 50.000 euro al 43%). Nel 2024 le fasce di reddito saranno solo tre, con l’eliminazione dell’aliquota al 25% e l’accorpamento al 23% dei redditi fino a 28.000 euro. Una modifica nonstrutturale che coinvolge complessivamente oltre 24,9 milioni di contribuenti e costa oltre 4 miliardi.

L’effetto combinato della riduzione del cuneo e della nuova aliquota Irpef, stima il ministero dell’Economia, rafforzerà le buste paga dei lavoratori dipendenti fino 1.298 euro annui (per 27.500 euro lordi annui). Ma per concentrare il beneficio dell’Irpef sui redditi medio-bassi, il governo ha deciso di “sterilizzarlo” per i redditi più alti. Per chi dichiara più di 50.000 euro, infatti, arriva una franchigia sulle detrazioni fiscali. Una decurtazione di 260 euro della detrazione spettante da applicare sugli sconti del 19%, sulle erogazioni liberali a favore delle Onlus, dei partiti e del Terzo settore oltre alle detrazioni sui premi per l’assicurazione sulle calamità.

Interessante notare che uno dei cavalli di battaglia della Lega di Matteo Salvini è stato clamorosamente cancellato, visto che nel 2024 per andare in pensione sarà necessario avere almeno 63 anni – uno in più – arrivando di fatto ad una “quota 104” che è ben altra cosa di quella “quota 102” su cui il Capitano aveva fattobattaglia politica.

Di fatto, con la finanziaria 2024 il governo Meloni e la maggioranza di centro destra taglia i ponti con quella classe media che ha in buona parte contribuito al suo successo elettorale, buttando in parte alle ortichequell’assunto di valorizzare il merito, tanto da metterlo anche nella ragione sociale di qualche ministero. Peccato che in Italia coloro che hanno avuto il merito di fare carriera, di assumersi responsabilità con il conseguente aumento di guadagno personale venga sempre penalizzato da un sistema che tende inesorabilmente a trascinare verso il basso, ad una livella sociale inaccettabile.

Sarebbe stato doveroso che Meloni e Giorgetti avessero spinto maggiormente i tagli nel corpaccione della spesa pubblica che ormai ha tagliato i 1.000 miliardi di costi, trovando risorse senza creare nuovo debito pubblico, dando attenzione anche alla classe media, innalzando la quota dell’esproprio proletario del 43% ad almeno 60-70.000 euro, anche per ridurre il divario con i lavoratori autonomi forfettari che fruiscono della tassazione al 15% fino ad 85.000 euro lordi di ricavi.

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