Quella del 24 giugno 2019, con l’assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 ai territori dolomitici, si sta rivelando sempre di più come una vittoria mutilata, con lo stillicidio di territori che perdono gare sull’altare dei costi fuori controllo e di una vasta faciloneria unita ad ampie dosi di pressapochismo da parte degli amministratori pubblici locali.
Dopo lo spostamento delle gare di pattinaggio su ghiaccio velocità passate dalla trentina Miola di Piné ad una struttura provvisoria allestita nella fiera di Rho a Milano, ora tocca a Cortina, dove la nuova pista da bob non verrà costruita; e per le gare bob, slittino e skeleton delle Olimpiadi invernali 2026 Milano-Cortina si dovrà cercare una soluzione all’estero. Lo ha comunicato il presidente del Coni, Giovanni Malagò, durante la sessione del Comitato olimpico internazionale in corso a Mumbai.
Se da parte del governo Meloni si tira un respiro di sollievo per il risparmio di un centinaio di milioni abbondante per la mancata realizzazione degli impianti cortinesi, dall’altra non si può negare che per le discipline di bob, skeleton e slittino, che in passato hanno dato tanto all’Italia, in futuro rischiano di spariredefinitivamente dal radar azzurro degli sport invernali. Cortina perde un cerchio della sua Olimpiade, e lo “sliding center” migrerà all’estero, probabilmente nella svizzera Saint Moritz. I Giochi della neve per la prima volta in 102 anni di storia si disputeranno quindi in due paesi. E non per scelta del comitato organizzatore.
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Grande delusione dal presidente della Federazione degli Sport Invernali, Flavio Roda: «si sapeva fosse costosa, però tutti quanti avevamo la speranza di superare gli ostacoli e che si andasse avanti con la costruzione della pista, era l’unica soluzione che ci dava la possibilità di mantenere bob, skeleton e slittino a un certo livello in Italia. Siamo stupiti che si sia arrivati a questo punto. Queste discipline non si faranno in Italia, saranno affossate. Così non c’è nessuna prospettiva e idea di incentivare e far crescere il vivaio».
Un brutto segnale a meno di tre anni dalle Olimpiadi in Italia, partite all’insegna delle Olimpiadi del Veneto, poi allargatesi alla Lombardia, indi al Trentino Alto Adige, offerte ma rifiutate dalla Torino a guida grillina (ma che ora vorrebbe tornare in gioco come regione) che ora stanno per trasformarsi nelle Olimpiadi delle Alpi, con il probabile coinvolgimento della svizzera Saint Moritz che già dispone di un impianto e di un villaggio olimpicofunzionante, oppure della tirolese Innsbruck, che però necessita di qualche adeguamento con conseguente spesa.
Se l’alternativa svizzera è vista con favore da parte del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, secondo cui «credo che tenendo aperto passo Forcola si possa avere un villaggio olimpico unico a Livigno, cosa che significa molto risparmio», chi viceversa rosica, e molto, è il doge del Veneto, Luca Zaia, che già parla della necessità di dare a Cortina altre gare in compensazione. «A Cortina si terranno le Olimpiadi – afferma Zaia – e se non ci sarà più il bob, a questo punto su dovremo ragionare su quante discipline delle Olimpiadi invernali 2026 si faranno a Cortina. Non è tutto mummificato. Vedo che c’è chi esulta perché il bob non c’è più a Cortina. Vorrà dire che qualcuno farà un sacrificio e ci daranno qualche disciplina olimpica al momento non prevista». Probabilmente di acqua ne dovrà scorrere, e tante, nel Canal grande di Venezia, prima che Zaia possa vedere accolta la sua istanza.
In attesa che qualcuno rechi in dono al doge veneto qualche gara riparatoria, da parte dell’Uncem si apre ad un evento che abbraccia le Alpi. «Uncem aveva scritto già due anni fa che quelle del 2026 dovevano essere Olimpiadi delle Alpi – attacca il presidente, Marco Bussone -. Ma di certo avremmo preferito un impegno completamente sul versante italiano. Anche per il bob e lo slittino. Le opportunità c’erano, in diversi contesti alpini. Con investimenti certo, utili al sistema nazionale del ghiaccio del futuro. Si preferisce invece andare in Austria a completare le sedi di gara di Milano-Cortina. Una scelta del CONI e del CIO che sorprende e che apre uno scenario del tutto nuovo. Non nascondiamo come Uncem forte perplessità. Lo sport non ha confini, ma questa decisione unilaterale, non condivisa nelle scorse ore con FISI e comuni, non è certo la migliore possibile».
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