Il turismo in Italia nel 2023 è andato bene, tornando a livelli del 2019, con i primi sei mesi da record, per poi rallentare nella stagione estiva a causa degli eventi atmosferici o gli incendi che hanno penalizzato realtà come l’Emilia Romagna, Sicilia, Sardegna e Puglia, cui s’aggiunge l’effetto dell’inflazione e dei rincari che hanno spinto molti italiani a ridurre i giorni di vacanza se non a tagliarla del tutto.
Bene la presenza degli stranieri che, secondo il ministro al Turismo, Daniela Garnero Santanché, ha consentito un «surplus della bilancia turistica pari a 2,3 miliardi, la cui spesa turistica è aumentata del 25% rispetto al 2022».
A spingere la destinazione Italia potrebbe contribuire anche il nascente “turismo delle radici” che interessapotenzialmente oltre 60 milioni di italiani oriundi, desiderosi di conoscere le realtà di origine dei propri avi.
Secondo un’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità italiane di 8 paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Usa), si tratta di un segmento che potrebbe generare una spesa annuain Italia molto vicina a 8 miliardi di euro. Di questa vasta comunità l’84% conosce bene l’italiano e 9 su 10 lo parlano in famiglia. L’82% mangia abitualmente cucina italiana. Solo il 12% non è mai venuto in Italia, 6 su 10 sono venuti o tornati più volte nel corso degli anni. 3 su 10 dedicano al viaggio in Italia 1 o 2 settimane per visitare parenti e luoghi di origine.
La maggior parte arriva con la famiglia preferendo i mesi di giugno e settembre. Il 27% prevede di pernottare a casa di parenti e amici, mentre il 35% punta su alberghi e un ulteriore 16% su altri tipi di strutture turistico-ricettive. 2.300 euro per persona il budget che il turista mette a disposizione, che diventano 3.700 per chi si allunga fino a un mese.
Le potenzialità di questo segmento turistico sono straordinarie. Sono 4 le tipologie dell’italiano/turista delle radici. Si parte dal “nostalgico“, un migrante di prima generazione. Ha un legame con l’Italia strettissimo, parla italiano e si sente italiano all’estero. Il viaggio delle radici è un dovere: un desiderio di condividere con la famiglia la propria storia. Nel viaggio si è guide di sé stessi. Si sa dove andare e come muoversi.
C’è poi “l’ambassador” che viene spesso in Italia per motivi lavorativi. Si sente italiano. Organizza da solo i propri viaggi anche con la famiglia. È una persona che ha una buona influenza nella propria comunità di adozione e che è un vero e proprio testimonial di italianità all’estero.
Il terzo cluster è “l’Italo-…” ovvero l’italiano di seconda generazione, che non si definisce solo italiano ma italo-americano, argentino, brasiliano… Approfondisce le sue radici come ricerca di identità. Il viaggio in Italia significa rivedere i luoghi di origine, i borghi, le case, i cimiteri dove sono sepolti i propri antenati. Questo turista ha bisogno di percorsi programmati e di vivere esperienze di italianità.
Infine c’è il “curioso”: è il giovane italiano nato all’estero che vuole vivere lo stile italiano e desidera venire in Italia per fare esperienze immersive non necessariamente legate alla volontà di riscoprire le proprie radici genealogiche. È un target con un profilo più turistico, che non si sente italiano, ma che desidera fare esperienza di italianità che gli sono state veicolate tramite anche filmografia e social.
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