Acque reflue: nuovi milioni di euro italiani buttati nel cesso per le multe Ue

L'Italia ha già pagato 120 milioni per il mancato rispetto delle attuali regole sulla depurazione degli scarichi fognari.

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Acque reflue mancata depurazione
Uno dei tanti, troppi scarichi fognari non depurati direttamente a mare nell'Italia del Sud.

Potrebbe costare cara all’Italia l’entrata in vigore delle regole più stringenti sul trattamento e sul riuso delle acque reflue urbane che l’Europarlamento ha appena adottato. L’Italia ha già quattro procedure di infrazione aperte per il mancato rispetto delle vecchie regole. E per una delle quattro violazioni è arrivata la multa della Corte Ue. Per una seconda, le penalità probabilmente arriveranno nel giro di un anno e mezzo. Comunque dal 2018 a fine 2020 Roma ha già pagato oltre 120 milioni di euro per la mancata conformità agli standard Ue di fogne e depuratori, in gran parte situati nel Centro Sud Italia. 120 milioni letteralmente buttati nel cesso.

Nei prossimi mesi il conto continuerà a salire, poiché le penalità consistono in 30 milioni ogni sei mesi di inadempimento, che si riducono in proporzione al numero di abitanti coperti da sistemi fognari a norma.

Il voto della plenaria di Strasburgo è una tappa intermedia per il varo delle nuove norme – che dovranno essere negoziate con il Consiglio una volta che anche quest’ultimo avrà definito la sua posizione -, ma gli eurodeputati intanto hanno alzato decisamente gli obiettivi di tutela dell’ambiente perché il collegamento a un sistema fognario deve essere obbligatorio per gli agglomerati (centri urbani o quartieri di grandi città) a partire da 750 abitanti dal 2032, invece dei 2.000 di oggi e dei 1.000 proposti dalla Commissione europea.

Gli eurodeputati chiedono inoltre filtri anti-microplastiche obbligatori per le nuove lavatrici a livello Ue entro il 31 dicembre 2027, e propongono target di impiego di energia rinnovabile negli impianti di trattamento delle acque reflue, che dovrebbero usare solo energia pulita entro la fine del 2040. Queste proposte potrebbero aggiungersi a quelle della Commissione europea e già confermate dall’Eurocamera: le acque reflue urbane dovranno essere sottoposte a un trattamento supplementare (detto quaternario) per eliminare il più ampio spettro possibile di microinquinanti. I produttori di medicinali e cosmetici, principali fonti di microinquinanti per le acque di scarico, dovranno contribuire finanziariamente al trattamento aggiuntivo.

L’Ue inoltre lavora a nuovi obblighi di monitoraggio, che riguarderebbero tra l’altro microplastiche (anche nei fanghi) e alcuni virus come il SARS-CoV-2 (Covid). Tutti potenziali oneri aggiuntivi per gli enti locali.

Ulteriori interventi potrebbero riguardare la biofitodepurazione finale delle acque prima dell’immissione del corpo idrico recettore al fine di abbattere ulteriormente il carico eutrofico, cosa che consentirebbe anche la produzione di biomasse utili alla produzione di biogas per incrementare l’autonomia energetica degli impiantidi depurazione.

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