Potere d’acquisto in calo e le famiglie tagliano i risparmi

Non scende la pressione fiscale. Confersercenti, allarme debiti. Preoccupate le associazioni consumeristiche.

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L’inflazione svuota le tasche degli italiani, con il calo del potere d’acquisto e il taglio dei risparmi sacrificati nel tentativo di mantenere lo stesso livello di vita. Nel secondo trimestre 2023, nonostante il raffreddamento dei prezzi, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito portando con sé una contrazione anche dei risparmi, in una generale tendenza alla diminuzione ormai in corso, con rare eccezioni, dalla fine della pandemia.

Secondo i dati Istat, tra aprile e giugno, in coincidenza con il calo del Pil che ha chiuso il trimestre con un calo dello 0,4%, il reddito disponibile delle famiglie è diminuito dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,2%. La propensione al risparmio, che già da diversi trimestri si attesta sotto i livelli pre-Covid, si è così fermata al 6,3%, in diminuzione di 0,4 punti percentuali rispetto al periodo gennaio-marzo.

A fronte di una sostanziale stazionarietà dei prezzi su base congiunturale, con il tasso di inflazione scivolato progressivamente da oltre l’8% al 6,5%, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Il tutto con una pressione fiscale che non ha dato segnali di discesa, rimanendo stabile al 42%. Alle prese con il carovita, gli italiani hanno intaccato i risparmi, mettendo mano alle tradizionali riserve familiari.

Secondo Confesercenti, complessivamente, nei primi sei mesi 2023 la quota di risorse destinata al risparmio è calata di 20 miliardi. L’associazione parla di «un quadro allarmante: le famiglie stanno riducendo le proprie capacità di risparmio per conservare il livello dei consumi, a fronte di una perdita di potere d’acquisto che ancora non si è arrestata: rispetto allo scorso anno, circa 8 miliardi di euro in meno in sei mesi, pari a oltre 300 euro in meno a famiglia. Inoltre, al debito pubblico che ogni italiano si accolla – circa 48.000 euro a testa, in aumento dai 40.000 circa del pre-pandemia – si somma anche una veloce crescita del debito privato delle famiglie consumatrici: nel 2023 dovrebbe arrivare a sfiorare gli 11.500 euro pro-capite, circa 1.300 euro in piùrispetto al 2019».

A queste si aggiungono gli effetti del caro bollette, con gli ultimi aumenti di quasi il 5% per il gas e di oltre il 18% per la luce, «avranno ripercussioni sulla crescita della nostra economia, dato che i consumi rappresentanoil 60% del Pil», afferma l’Unione nazionale consumatori, secondo cui è «urgente ridare capacità di spesa alle famiglie con provvedimenti seri e non con provvedimenti spot come il “carrello tricolore”». L’associazione chiede in particolare che il governo riveda l’ultimo decreto sulle bollette, «ripristinando tutti gli aiuti introdotti da Draghi almeno fino a che i prezzi di luce e gas non torneranno ai livelli pre-crisi del 2020».

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