In Trentino Alto Adige si potrà tornare all’antico con le aperture festive dei negozi fortemente regolamentate se non vietate. Lo prevede la nuova norma di attuazione dello Statuto di Autonomia speciale varata dalla commissione paritetica Stato-Regione, che ora dovrà passare dall’approvazione del Consiglio dei ministri, ma su cui aleggia lo spettro dell’antitrust per la possibile violazione della libertà di concorrenza, specie da parte delle catene distributive nazionali.
Di fatto, in regione si fa un balzo all’indietro di qualche lustro, dove le chiusure domenicali erano la norma, specie quando la presenza delle grandi catene commerciali e dei centri commerciali non era così diffusa come ora. Un ritorno al passato che il presidente del Trentino, il leghista Maurizio Fugatti, aveva già tentato nel 2020, imponendo la chiusura domenicale dei centri commerciali, salvo essere severamente sbugiardato dalla Cortecostituzionale per il superamento delle competenze dell’Autonomia speciale. Di fatto, la Corte costituzionale ha ricordato a Fugatti l’ABC che dovrebbe essere conosciuto da ogni buon amministratore pubblico, tra cui quello del rispetto del perimetro istituzionale delle proprie competenze, senza fare colpi di testa che finiscono solo per gettare discredito sull’Autonomia speciale, oltre su colui che l’amministra pro tempore.
Comunque sia, dopo il via libera della Commissione dei 12 il processo sarà ancora lungo, con il presidentedell’Alto Adige, Arno Kompatscher, che parla di entrata effettiva in vigore nel 2025.
Il presidente dell’Unione commercio turismo servizi Alto Adige, Philipp Moser, commenta favorevolmentel’approvazione della norma d’attuazione che prevede di tornare a regolamentare autonomamente gli orari di apertura del commercio al dettaglio in regione: «non vogliamo tornare a eliminare l’apertura domenicale dei negozi, ma regolamentare gli orari di apertura e introdurre una soluzione su misura delle necessità dell’Alto Adige. Serve una regolamentazione autonoma nell’interesse delle aziende, dei collaboratori e della varietà del nostro commercio. La domenica, inoltre, come prevedono i nostri valori e la nostra tradizione, rimane un giorno di riposo e crea spazio per gli interessi personali, la società e la famiglia».
Sul fronte dei sindacati «la possibilità che le province ottengano la competenza sugli orari di apertura degli esercizi commerciali è senza dubbio positivo. Purtroppo però per la grande maggioranza dei lavoratori della distribuzione non cambierà nulla perché le decisioni autonome toccheranno solo i piccoli punti venditaperiferici e delle zone montane. Per chi lavora nelle strutture commerciali dei centri maggiori tutto rischia di restare come ora, perché ridurre gli orari di apertura andrebbe contro le regole sulla concorrenza definite a livello statale».
I segretari di Filcams, Fisascat e Uiltucs preferiscono restare con i piedi per terra e ricordano che già una volta, nel luglio 2020 con la legge provinciale della Giunta Fugatti, commessi e addetti alle vendite sono stati illusi. Poi nulla è cambiato. «Di quella legge provinciale dopo l’impugnativa della Corte Costituzionale è rimasto valido solo il secondo articolo, quello voluto fortemente dalle organizzazioni sindacali, e che prevedeva che laGiunta favorisse un’intesa territoriale per migliorare migliori condizioni di lavoro. Su questo non possiamo che registrare una totale assenza da parte di questo Governo provinciale».
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