Ki Group-Bioera: la procura di Milano chiede il fallimento delle aziende del ministro Santanché

Per la Procura emerse «gravi omissioni» e si sottolineano le «gravi omissioni in danno dei creditori». A rischio la permanenza al governo.

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Caso Santanché Ki Group-Bioera Daniela Santanchè
Il ministro al Turismo del governo Meloni, Daniela Santanchè.

Con la richiesta di fallimento, formulata dai pubblici ministeri della Procura di Milano, per le società Ki Group-Bioera del settore biologico che ha gestito insieme all’ex compagno, si apre un nuovo fronte con probabili nuovi risvolti penali per il ministro del Turismo del governo Meloni, Daniela Santanchè.

Per la senatrice di Fdi, già sotto inchiesta con altre 5 persone a Milano per il caso Visibilia, la situazione si aggrava. La vicenda riguarda Ki Group-Bioera, imprese specializzate in cibo bio e che ora navigano in cattive acque. La Procura di Milano ha depositato al Tribunale fallimentare un parere con cui ha chiesto di valutarel’inammissibilità del concordato semplificato presentato da Ki Group e in base al quale Bioera sarebbe dovuta intervenire con una copertura finanziaria di oltre 1,5 milioni di euro. I Pm hanno presentato separatamente istanza di «liquidazione giudiziale di gruppo» che coinvolge le stesse società Ki Group srl, Ki Group Holding spae Bioera Spa.

Il piano di salvataggio proposto dalla società lo scorso maggio, dopo che nel luglio 2022 non era andata a buon fine la procedura di «composizione negoziata della crisi», per i Pm Luigi Luzi e Marina Gravina, titolari di un fascicolo per ora senza ipotesi di reato e senza indagati, ma che presto potrebbe essere aggiornato con gli inquisiti, è da bocciare: essendo Bioera «in evidente stato di insolvenza (…) non si vede (…) come possa farsi carico del peso economico del piano proposto (…) ed adempiere alle obbligazioni assunte, per le quali non vi è, infatti, alcuna concreta garanzia, ma solo un atto di fede». Pertanto, concludono i pubblici ministeri, «rilevando la manifesta inattitudine» e «la non fattibilità», il concordato semplificato non coprirebbe i debiti «in palese danno ed in frode ai creditori con conseguente pregiudizio», aggravato, inoltre, dalla «mancata comunicazione agli organi della procedura di importanti informazioni» in merito sia alle «integrazioni richieste dal Tribunale» sia «alle reali condizioni attinenti lo stato di salute economico-finanziario della società Bioera spa».

Nelle osservazioni – che riassumono in 10 pagine le relazioni della Guardia di finanza e di un esperto e che sono confluite nell’istanza di fallimento -, si sottolineano le «gravi omissioni in danno dei creditori», tra cui rientrano anche alcuni dipendenti che, come ha spiegato l’avvocato Davide Carbone, «in questi mesi, dopo le promesse fatte in aula dalla senatrice» non hanno ancora ricevuto il trattamento di fine rapporto.

Analizzando i bilanci di Bioera, quotata all’Euronext Milan e che detiene il 97% di Ki Holding che, a sua volta, controlla Ki Group, emergono debiti per quasi 900.000 euro. In più, nel 2022 si evidenzia un «risultato netto in perdita per 5,3 milioni di euro» mentre, sempre per il 2021-2022, la «società di revisione dichiara di non essere in grado di esprimere un giudizio», perché non è riuscita ad acquisire elementi «sufficienti».

In questo quadro amministratori ed ex amministratori di Ki Group-Bioera rischiano di finire sotto indagine per bancarotta e false comunicazioni sociali, un copione già visto con Visibilia, aumentando le grane già pendenti sul capo di Santanché, cui si aggiunge anche quella con al centro la presunta truffa sulla cassa integrazione a zero ore per l’emergenza Covid. Fascicolo in cui presto saranno iscritti i nomi dei primi indagati.

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