Manovra 2024 in equilibrio tra poche risorse e tasse reali al 48%

Nel 2024 il gettito fiscale sfonderà per la prima volta il muro dei 1.000 miliardi. Ferrara (Unimpresa): «il governo Meloni chiarisca le priorità d’intervento».

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La strada per arrivare all’approvazione della Manovra 2024 si fa giorno dopo giorno sempre più stretta e in salita, complice anche il nuovo aumento dei tassi d’interesse operato dal presidente francese della Bce, Christine Lagarde, che, secondo il ministro alle finanze, Giancarlo Giorgetti, su una massa debitoria di 2.850 miliardi porta un “regalo” di 14 miliardi di maggiore costo nel 2024.

«A pochi giorni dall’approvazione della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza, c’è ancora molto, troppo mistero attorno alla prossima manovra 2024 sui conti pubblici. Le risorse a disposizione saranno poche? Probabilmente, sì – dichiara il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara -. E, se ci saranno margini aggiuntivi, dipenderà da quanto l’Unione europea concederà all’Italia in termini di “sconti” sui parametri di bilancio, a cominciare dall’esclusione degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza dal deficit. Noi speriamo che il governo italiano riesca a ottenere la più ampia flessibilità rispetto agli assurdi vincoli europei. Tuttavia, riteniamo essenziale che lo stesso governo chiarisca quanto prima quali sono le priorità per la prossima legge di bilancio».

Senza interventi fiscali importanti già nella Manovra 2024, le famiglie e le imprese italiane pagheranno più tasse e contributi, in percentuale del Pil, nel prossimo biennio rispetto alle stime ufficiali e nel 2024 il gettito sfonderà per la prima volta il muro dei 1.000 miliardi di euro.

La pressione fiscalevera”, misurata come rapporto tra il totale delle entrate nelle casse dello Stato e il prodotto interno lordo, sfiorerà il 49% nel 2023 e si avvicinerà al 48% nel 2024, attestandosi a livelli superiori rispetto a quanto inserito nell’ultimo Documento di economia e finanza, laddove si indicano rispettivamente 43,3% e 43%. La forbice tra le percentuali nasce nella differente modalità di calcolo, con il Def che esclude dal conteggio una parte delle entrate, considerando un ammontare ridotto del gettito tributario e ottenendo così un risultato finale meno “doloroso”, se lo si guarda al punto di vista dei contribuenti.

Secondo quanto calcolato dal Centro studi di Unimpresa, il totale delle entrate nel 2023 e nel 2024 è pari,rispettivamente, a 986,1 miliardi e 1.002,8 miliardi, mentre il governo ha tagliato, nei due anni in esame, 88,1 miliardi l’anno.

«Di là dalle percentuali, che in qualche modo non sorprendono i piccoli imprenditori italiani che periodicamente versano denaro all’amministrazione finanziaria e dunque conoscono i numeri reali, è necessario che il governo Meloni, anche andando oltre quanto appena annunciato, avvii seriamente un percorso volto alla riduzione del carico fiscale. Siamo ancora in una situazione di incertezza e le tasse vanno tagliate subito» aggiunge Ferrara.

Il totale delle entrate nel 2023 sarà pari a 986,1 miliardi mentre nel 2024 supereranno per la prima volta la soglia dei mille miliardi (1.002,8 miliardi): prendendo in considerazione questi due valori, la pressione fiscale reale si attesta al 48,9% e al 47,7% del prodotto interno lordo che, nei due anni in esame, sarà pari a 2.018,1 miliardi e 2.102.8 miliardi.

Nei suoi calcoli, invece, il Def “taglia” dalla base di calcolo la voce del bilancio pubblico “altre entrate correnti” (88,1 miliardi l’anno), ottenendo, in questo modo, una percentuale meno alta di tasse pagate rispetto al pil. Analogo discorso vale per gli anni successivi, con la pressione fiscale “vera” sempre più alta ai dati ufficiali: 47,6% nel 2025 (42,9% nel Def) e 47,1% nel 2026 contro il 42,7% “dichiarato” dal governo.

Nel 2025 e nel 2024 il gettito totale si attesterà a 1.035,3 miliardi e 1.055,1 miliardi restando, quindi, stabilmente oltre la soglia dei mille miliardi. Complessivamente, tra il 2023 e il 2026 si registrerà un aumento del gettito di 123,6 miliardi rispetto al 2022 (+13,3%).

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