«In Europa l’elettrico supera il Diesel, ma in Italia il mercato non decolla nonostante l’elevata domanda potenziale»: è quanto emerge dal nuovo studio “eReadiness” di Pwc strategy che indaga intenzioni e comportamenti di acquisto di oltre 12.800 guidatori in 18 Paesi nel mondo.
Nello studio “eReadiness” si conferma «l’alto interesse per la mobilità elettrica da parte dei consumatori»: a luglio 2023, in Europa, «il numero di vetture elettriche (Bev) ha superato quello delle Diesel, raggiungendo una quota del 14,2% (+1,5 punti percentuali rispetto al Diesel)».
In testa alla corsa dell’elettrico, «i Paesi dell’Europa settentrionale e centrale, come Norvegia, Germania e Francia», ma proprio in questi paesi, ad iniziare dalla Norvegia, si registra un ritorno ai motori termici a seguito della riduzione dei fortissimi incentivi pubblici e dei problemi di gestione dei veicoli elettrici in fatto di autonomia, tempi di ricarica e sicurezza.
L’Italia si attesta «come fanalino di coda in Europa, registrando una quota di immatricolazioni Bev pari al 3,8% a fine luglio 2023 contro il 3,6% dello stesso periodo del 2022»; questo, «nonostante il 30% del campione abbia dichiarato interesse ad acquistare una vettura elettrica nei prossimi due anni».
Secondo l’analisi “eReadiness” di Pwc, «l’interesse crescente verso l’e-mobility è confermato anche dall’evoluzione del profilo della domanda, come evidenziato dal progressivo abbassamento dell’età media», oggi a 45 anni contro i 47 anni nel 2022, «del reddito dei proprietari di vetture elettriche, e dal calo dei consumatoriancora scettici rispetto alla migrazione verso la mobilità sostenibile», al 28% nel 2023 rispetto al 30% del 2022.
In base a quanto emerge dallo studio, «il livello di soddisfazione dei clienti durante l’esperienza di acquisto delle vetture elettriche è significativamente più basso rispetto a quello degli acquirenti di vetture a combustione interna. Tra le principali ragioni, la gestione del processo di installazione delle infrastrutture di ricarica privata, dal concessionario o dalle utility. Una migliore esperienza in questa fase rappresenterebbe un ulteriore volano di crescita del mercato».
Il 26% degli italiani proprietari di vetture elettriche tornerebbe «ad una motorizzazione tradizionale, principalmente a causa dell’elevato tempo di ricarica e delle performance della batteria a basse temperature ambientali». Più o meno «un acquirente di elettrico su tre compra infrastrutture e soluzioni di ricarica» contemporaneamente «all’acquisto della vettura».
In Italia si evidenzia «un leggero incremento nella penetrazione dell’infrastruttura di ricarica pubblica che raggiunge 0,9 punti di ricarica per migliaia di auto circolanti (+0,2 rispetto al 2022), pur rimanendo significativamente indietro rispetto a Paesi come Norvegia (7,6), Svizzera (2,4), Francia (2,4), e Germania (1,7). Anche la diffusione dell’infrastruttura di ricarica veloce (oltre i 150 kW) evidenzia un arretramento rispetto agli altri Paesi, con circa 0,1 punti per km di autostrada rispetto a Norvegia (10,2), Regno Unito (1,8), Svizzera, Francia, e Germania (1)».
Se poi l’Unione europea rivedrà – come sembra che sempre più paesi siano intenzionati a fare, specie dopo le elezioni di giugno 2024 – i divieti alla vendita di auto con motore termico a partire dal 2035 sostanzialmente cancellandolo per evitare di finire ostaggio dei monopoli cinesi, è molto probabile che il motore termico ed in particolare quello Diesel possano fare ancora molto per garantire una mobilità efficiente e a ridotto impattoambientale, molto meglio di quanto possano fare i veicoli elettrici.
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