Banche dal braccino ultracorto: gli interessi sui depositi rendono una miseria

Cgia: «se il livello degli interessi fosse lo stesso di 15 anni fa, sui conti correnti ci sarebbero 19,7 miliardi in più».

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Banche dal braccino ultracorto

Se le banche dal braccino ultracorto applicassero in italia gli stessi interessi sui depositi in conto corrente del 2008, anno in cui il tasso di riferimento della BCE era lo stesso di oggi (quello in vigore è al 4,25%, mentre il ritocco al 4,5% sarà operativo dal 20 settembre), le famiglie e le imprese disporrebbero di 14,6 miliardi di euro netti in più. A beneficiarne sarebbe anche il fisco che dal prelievo sui risparmi vedrebbe aumentare il gettito di 5,1 miliardi. Nel complesso, secondo l’Ufficio studi Cgia, correntisti ed erario disporrebbero di 19,7 miliardi aggiuntivi.

Quindici anni fa, il tasso principale di rifinanziamento della BCE era al 4,25% e i tassi di interesse applicatidalle banche sui depositi degli italiani erano all’1,87%. Oggi, a parità del costo del denaro stabilito da Francoforte, sono invece allo 0,38%. Ebbene, se ai 1.320 miliardi di euro di risparmi attualmente depositatinegli istituti di credito italiani fosse applicato l’1,87% (anziché lo 0,38%), famiglie e imprese si ritroverebbero con 14,6 miliardi netti in più.

A festeggiare sarebbe anche il fisco che, grazie a questo allineamento ai tassi attivi di 15 anni fa, incasserebbe 5,1 miliardi di euro di gettito in più dall’attuale applicazione delle imposte sugli interessi. Sommando i due importi, risparmiatori e fisco si ritroverebbero con 19,7 miliardi aggiuntivi: praticamente quasi un punto di Pil.

A mantenere i tassi attivi sui depositi a livelli ingiustificatamente bassi non sono stati solo le banche dal braccino ultracorto italiane. Gli ultimi dati disponibili (luglio 2023) evidenziano che la media degli interessi applicati sui conti correnti delle famiglie dell’Area dell’Euro era pari allo 0,27% (-105 punti base rispetto al 2008), mentre in Italiasi è attestata leggermente sopra e precisamente allo 0,28% (-118). Anche analizzando i dati relativi ai principali paesi europei, emerge un quadro generale “desolante”: in Francia la media degli interessi applicati è stata dello 0,05% (-13), nei Paesi Bassi dello 0,10% (-70), in Spagna dello 0,12% (-68) e in Germania dello 0,41% (-164 punti base rispetto al 2008).

Nonostante la presidente della BCE, Christine Lagarde, abbia in più di un’occasione invitato nei mesi scorsi gli istituti di credito a remunerare maggiormente i risparmi dei cittadini europei, la risposta dei banchieri non c’è stata.

Se dal confronto tra il 2008 e il 2023 emerge che i tassi attivi sui depositi in conto corrente erano più alti 15 anni fa, è altrettanto corretto segnalare che anche dal confronto sugli interessi applicati ai mutui per l’acquisto di una abitazione, questi ultimi nel 2008 erano più alti di oggi. Sebbene il tasso di riferimento della BCE sia lo stesso (4,25%), il tasso di interesse medio inclusi i costi (TAEG) applicato oggi in Italia ad un mutuo è al 4,58%;15 anni fa, invece, era al 5,95%.

Se il ritorno dell’inflazione e il conseguente aumento dei tassi hanno comportato un generale impoverimentodelle famiglie italiane, le banche italiane hanno registrato risultati di bilancio straordinariamente positivi. Nel 2022, gli istituti di credito italiani hanno totalizzato, al netto delle imposte, 21,8 miliardi di euro di utili, praticamente 8 miliardi in più rispetto al 2021 (+58%). Questa situazione è stata confermata anche nei primi sei mesi del 2023.

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