Università di Trento in “rosso” di 15 milioni: braccino corto della giunta Fugatti

Il rettore Deflorian: «per la Provincia siamo un costo o un investimento?». I 115 milioni di costo annuale finanziati dal bilancio dell’Autonomia speciale.

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La cerimonia di consegna delle lauree di UniTrento in Piazza Duomo.

Il bilancio finale della legislatura trentina guidata dal leghista Maurizio Fugatti s’arricchisce di una nuova perla: il bilancio in deficit di ben 15 milioni dell’Università di Trento il cui finanziamento viene assicurato dal bilanciodell’Autonomia speciale, a sua volta messo a dura prova per scelte politiche che hanno penalizzato la crescita economica del Trentino, tanto da essere inferiore di ben 3 miliardi di euro rispetto a quello dell’Alto Adige. E con tre miliardi di euro in meno di disponibilità le conseguenze non mancano.

Per il rettore dell’Università di Trento, Flavio Deflorian, è necessario che la politica, specie quella guidata dal presidente uscente Fugatti, s’interroghi se la cultura e la formazione sia un costo o un investimento. «Se si ritiene che l’Università sia un investimento per il Trentino e non un costo per le casse provinciali – argomentaDeflorian, – servono maggiori risorse per sostenerne il funzionamento e i servizi agli studenti», senza dimenticare le sfide che la politica ha chiamato l’università, a partire dalla realizzazione della nuova facoltà di medicina.

Ambito, quest’ultimo, dove proprio Fugatti ha clamorosamente sbagliato strategia non coordinandosi con l’AltoAdige per creare una struttura di respiro regionale, oltre che partire dal ciclo universitario invece che dalla scuola di specializzazione, che sarebbe stata decisamente più utile per soddisfare la drammatica carenza di medici nel servizio sanitario trentino.

Il deficit 2023 da 15 milioni non è un fulmine a ciel sereno, perché fa seguito ai 4 milioni di “rosso” del 2022. L’aumento del deficit, di fatto triplicato, secondo Deflorian, è dovuto al costo del personale in crescita e all’aumento delle spese di gestione e di manutenzione del patrimonio immobiliare.

Il rettore reclama alla politica trentina un adeguamento del finanziamento, attualmente a quota 114 milioni di euro: «serve un adeguamento strutturale delle quote erogate dalla Provincia, incrementandole in modo da coprire le maggiori spese di funzionamento, pena il rischio di un rallentamento delle attività formative dell’università di Trento e a perdita di posizione nelle classifiche di settore, che pongono UniTrento al vertice delle classifiche nazionali e internazionali in termini di qualità della didattica e della ricerca. Sarebbe il fallimento della delega provincialesull’università». L’ennesima della legislatura guidata da Fugatti che tenta una rielezione sempre più difficile, se si guarda ai risultati che la sua maggioranza di centro destra a guida Lega Salvini offre agli elettori.

Tra le doglianze di Deflorian alla Provincia di Trento, oltre all’istituzione a al lancio del nuovo corso di laurea in medicina, c’è anche l’aspetto dei servizi offerti agli studenti, a partire dagli alloggi, «che coprono solo la metà di chi ne avrebbe diritto e solo il 10% di chi viene da fuori sede» e gli spazi e finanziamenti dedicati alle attività di ricerca.

Alle doglianze del rettore di UniTrento risponde parzialmente l’assessore provinciale all’Istruzione e cultura, il leghista Mirko Bisesti, secondo cui le disponibilità di bilancio dell’Autonomia speciale sono limitate e si cercherà di avviare una trattativa con lo Stato centrale per avere disponibilità di più fondi integrativi. Un impegno che probabilmente toccherà ad un nuovo assessore e ad una maggioranza di governo differente da quella uscente, che lascia ai futuri amministratori un’eredità politica e finanziaria decisamente pesante.

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