La rivalutazione del Tfr, il Trattamento di fine rapporto, dei lavoratori dipendenti costituisce «una “mina vagante” nei bilanci delle imprese artigiane che va immediatamente disinnescata. A rischio la sostenibilità economica di migliaia di imprese artigiane, in particolare quelle con il numero maggiore di lavoratori che sono anche le più performanti» denuncia Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto.
«Un onere in più – sottolinea Boschetto – in un periodo già funestato dal “caro bollette”, caro materiali e da una congiuntura economica in rallentamento. La stima, limitata per ora alle aziende artigiane venete della Metalmeccanica, Moda, Legno, Alimentare e Benessere (che rappresentano però il 75% di tutta l’occupazione artigiana in veneto), tra i settori più colpiti avendo un numero elevato di dipendenti, è da brividi: 82 milioni di euro».
Il coefficiente di rivalutazione del Tfr, in base alle rilevazioni dell’indice dei prezzi al consumo (aumento dell’11,3% rispetto all’anno precedente) a dicembre 2022 è arrivato a sfiorare il 10%, per la precisione il 9,974576%.
«Una soluzione va trovata – sottolinea Boschetto – anche perché il problema non è un caso isolato. Le somme che abbiamo accantonato fino al 31 dicembre 2021, erano già state rivalutate del 4,359238% rispetto all’annoprecedente, e ora, dopo la rivalutazione altissima del 2022 (uno degli aumenti più alti mai registrati a partire dalla metà degli anni ’80) c’è già quasi la certezza che la rivalutazione del Tfr potrebbe rimanere elevata anche per il 2023. E, tale costo, ricade in particolar modo sui datori di lavoro con meno di 50 dipendenti in quanto questi non sono per legge tenuti a versare il trattamento di fine rapporto al Fondo di tesoreria gestito dell’Inps. In tale situazione, le uniche eccezioni sono rappresentate dai lavoratori il cui Tfr è stato trasferito ai fondi di previdenza complementare o che hanno chiesto un anticipo».
La rivalutazione del Tfr per il 2022 dovranno tener conto che tale costo peserà anche per negli anni successivi, in quanto la base di calcolo per le future rivalutazioni aumenterà progressivamente. Per le aziende con 5, 10 o più dipendenti questo accumulo di capitale può effettivamente diventare enorme, ritrovandosi di fatto ad avere decine di migliaia di euro di debito nei confronti dei propri dipendenti.
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