Tassi Bce: aumenta il rischio di un nuovo rialzo tra due settimane

Schnabel: «le prospettive rimangono incerte». Ma aumentano i rischi di stagflazione che condannerebbero la ripresa dell’economia europea.

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L’inflazione nell’Eurozona non arretra ad agosto ma resta stabile al 5,3%, la Banca centrale europea avverteche le prospettive restano «altamente incerte» e la riunione del vertice esecutivo di settembre si carica di attese, con il rischio di un nuovo rialzo dei tassi Bce.

Se nel corso di un anno di continui rialzi dei tassi si è sempre evitato uno scontro finale tra falchi e colombe, il deterioramento dell’economia in corso in molti paesi – a partire dalle Germania che rischia di chiudere il 2023 in recessione – renderà incandescente il dibattito in programma a Francoforte tra due settimane.

I membri del vertice esecutivo della Bce non si sbilanciano sui nuovi rialzi dei tassi Bce, ma non nascondono la situazione. «Dopo oltre un anno di significativa stretta monetaria, le prospettive per l’area euro rimangono altamente incerte – afferma Isabel Schnabel -. L’attività si è visibilmente attenuata e gli indicatori segnalano una debolezza in vista». In particolare dal settore manifatturiero, che ha visto gli ordini crollare «a livelli tipicamente osservatisolo nelle recessioni profonde», la debolezza si è diffusa anche ai servizi. Ma se le prospettive di crescita sono più deboli di quanto la Banca centrale prevedesse a giugno, non ci sarà «una recessione profonda o prolungata», assicura Schnabel.

Più che il rallentamento dell’economia, alla Bce interessano gli sviluppi dell’inflazione di fondo. E il quadro non dà ancora alcun conforto. «L’inflazione complessiva è scesa, ma le pressioni di fondo sui prezzi rimangono ostinatamente elevate, con i fattori interni che ora rappresentano i principali motori dell’inflazione nell’area euro – prosegue Schnabel -. Pertanto, una politica monetaria sufficientemente restrittiva è fondamentale per riportarel’inflazione al nostro obiettivo del 2% in modo tempestivo».

Dai verbali della riunione del vertice Bce del 27 luglio, emerge che il target è stato spostato al 2025, perché raggiungerlo nell’ultimo trimestre del 2024 non è fattibile, se non comprimendo l’economia più del necessario, una mossa che nessuno del vertice esecutivo vuole azzardare. Ma in questa situazione molto delicata sorge un altro rischio, che i verbali della Bce portano alla luce: con le prospettive di inflazione ancora elevate, e quelle di crescita più deboli, i membri del vertice Bce temono che l’economia possa entrare in una fase di stagflazione, invece di un atterraggio morbido.

I vertici della Bce sono in attesa dei segnali in arrivo dall’economia europea la prima settimana di settembre, pronti ad agire su tutti i fronti nella riunione del direttivo della settimana successiva.

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