Il fatturato manifatturiero italiano sale, ma cala la fiducia

Consumatori e imprese vedono nero in Italia e in Europa causa le prospettive negative dell’economia nel secondo semestre, specie se proseguirà la politica dei rialzi dei tassi.

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Luci e ombre dai dati estivi sull’economia italiana: il fatturato manifatturiero a giugno sale nonostante il calodella domanda estera (specie di quella tedesca) grazie alla domanda interna, mentre ad agosto si registra una diminuzione dell’indice di fiducia delle imprese che tocca i minimi da novembre 2022 che si estende anche all’Europa: si registra un calo della fiducia sulle prospettive dell’economia con l’Italia che, dopo Francia (-2,5) e Germania (-2,4), segna il dato peggiore (-1,1%).

A giugno il fatturato manifatturiero è aumentato dello 0,4% su maggio, dato risultante da una crescita sul mercato interno (+1,8%) e da un calo su quello estero (-2,2%). Su base annua si è registrato un aumento dell’1,3%, sintesi di un incremento del 3,2% sul mercato interno e di una diminuzione del 2,3% su quello estero. Nei primi sei mesi dell’anno il fatturato manifatturiero è cresciuto del 2,8% rispetto allo stesso periodo del 2022. Su base tendenziale si registrano marcati incrementi tendenziali per il fatturato dei beni di consumo (+7,3%) e dei i beni strumentali (+17,1%), mentre risulta in calo quello dei beni intermedi (-10,6%) e dell’energia (-12,3%).

L’incertezza sulla situazione economica spinge in basso la fiducia con i consumatori che si dicono pessimistisoprattutto sulla situazione economica dell’Italia, mentre migliora l’indice sulla situazione economica della famiglia, il giudizio sul bilancio familiare e sulla possibilità di risparmio.

Se per i consumatori l’indice di fiducia nel complesso cala lievemente (da 106,7 a 106,5) per le imprese la riduzione è più consistente (da 108,9 a 106,8) toccando i minimi da novembre 2022. L’indice passa da 99,1 a 97,8 nella manifattura e da 166,5 a 160,2 nelle costruzioni. Nei servizi si registra un deterioramento della fiducia con il relativo indice che passa, nel commercio al dettaglio, da 111,0 a 108,8 e nei servizi di mercato da 105,5 a 103,6. Tra le imprese commentano con preoccupazione il calo della fiducia soprattutto quelle del commercio.

«Nei primi sei mesi del 2023 – sottolinea Confesercenti – c’è stata, in media, una sola apertura di impresa ogni due chiusure. Se l’andamento non dovesse cambiare, a fine anno stimiamo che spariranno circa 24.000 negozi. La prossima manovra di bilancio dovrà affrontare alcune sfide centrali, concentrando le risorse da un lato a favore dei redditi delle famiglie, e quindi dei consumi, e dall’altro sostenendo le piccole imprese, quelle maggiormente colpite dalla crisi energetica e dalla stretta sul credito».

Secondo la Confcommercio il calo della fiducia è legato all’incertezza economica: «non sembrano esserci concreti segnali di intenzioni di riduzione dei livelli occupazionali, a indicare come le imprese leggano ancora questa fase come un transitorio rallentamento».

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