Tra una settimana alle ore 17.00 di lunedì 4 settembre il Traforo del Monte Bianco si chiuderà al traffico per quasi quattro mesi fino al 18 dicembre. Il blocco alla circolazione del traffico deciso a 60 anni dalla realizzazione dell’infrastruttura è necessario per consentire la realizzazione del rifacimento di due porzioni di volta di 300 metri ciascuna. Interventi che riguarderanno un nuovo sistema di drenaggio delle acque e il rifacimento della volta con elementi prefabbricati resistenti al fuoco, oltre alla sostituzione dell’illuminazione e dei ventilatori appesi in galleria.
Obiettivo di questi lavori portati avanti in autunno (poiché, si spiega dalla società, è il periodo con il minore flusso di veicoli leggeri) è allungare – anzi, rendere perenne – la vita utile dell’opera inaugurata nel 1965. Dalla società che gestisce il Traforo sottolineano come sia il primo fra i grandi tunnel europei a intraprendere lavori di risanamento profondi sulla sua struttura e soprattutto come non ci sia alternativa al blocco totale (dopo i blocchi notturni già sperimentati quest’anno).
La realizzazione di tali lavori – dal costo di 50 milioni di euro – comporterà lo smontaggio di tutti gli impianti di sicurezza presenti sulla volta – gli acceleratori per il controllo della corrente d’aria longitudinale, le telecamere e la rilevazione automatica di evento, il cavo termometrico, ecc. – impianti che rappresentano uno dei pilastri su cui si fonda il dispositivo di sicurezza. Nell’impossibilità di rimuoverli ogni sera e rimontarli ogni mattina, questo cantiere richiede una chiusura totale al traffico.
Per la tecnologia sperimentale di intervento utilizzata in quest’intervento si tratta di una prova generale che, in caso di esito positivo, sarà utilizzata anche per il risanamento che sarà ripetuto nel 2024 su ulteriori 600 metridi volta che complessivamente si sviluppa per 11,6 km.
Proprio la lunghezza del traforo del Monte Bianco e il tempo necessario alla sua riqualificazione rischia di essere deflagrante per l’economia italiana, per blocchi consecutivi per circa 4 mesi all’anno fino al 2040, con tutte le conseguenze del caso, evidenziano ancor auna volta la necessità di realizzare al più presto il raddoppio del tunnel, con la seconda canna che potrebbe essere realizzata in 4-5 anni per poi consentire il risanamento continuativo della galleria vecchia.
Quel che intanto è sempre più reale è il rischio di blocco del passaggio di merci e di persone attraverso le Alpi, complici anche le numerose frane che hanno bloccato in queste ore il transito sul Frejus in territorio francese, con blocco dell’autostrada e della ferrovia, e con il Brennero sempre più congestionato.
Oltre al ponte sullo Stretto di Messina, il ministro alle Infrastrutture, il leghista Matteo Salvini, farebbe bene ad impegnarsi con maggiore lena anche alle questioni del transito alpino, sollecitando la Francia ad accelerare sul tunnel dell’alta capacità della linea ferroviaria Lione-Torino e sul raddoppio del traforo del Monte Bianco, oltre a mettere in atto – dopo tante inutili chiacchiere – la procedura europea d’infrazione nei confronti dell’Austria per i contingentamenti del passaggio dei Tir a Kufstein in entrata in Austria dalla Germania.
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