La festa della Lega di Pinzolo con Salvini presente è un mezzo flop

Tra orsi e lupi il leader nazionale si scorda di “tirare” la corsa elettorale del suo candidato presidente del Trentino, Maurizio Fugatti.

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festa della Lega di Pinzolo

La festa della Lega di Pinzolo nelle Dolomiti di Brenta costituisce tradizionalmente l’appuntamento di ripresadella politica del segretario Matteo Salvini che quest’anno è stata decisamente sotto le attese, con il comizio del Capitano mezzo deserto e pochi spunti di rilancio della politica. Di più: Salvini ha praticamente derubricatol’appuntamento elettorale trentino del 22 ottobre prossimo, evitando di “tirare” il presidente uscente della Lega, Maurizio Fugatti.

Tema portante dell’intervento del segretario è stata la gestione dei grandi carnivori in Trentino, con la presenzadi orsi e lupi aumentata decisamente negli ultimi anni, complice anche la colpevole sottovalutazione e mancata gestione della questione proprio da parte del suo candidato presidente, alla ricerca di una riconferma che si prospetta ogni giorno sempre più difficile.

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Salvini ha condiviso la linea trasferimento e soppressione imbracciata dal suo sodale di partito trentino, dimentico che proprio Salvini, nell’ormai lontano 11 settembre 2014 in uno dei suoi post sui canali social sparati a raffica lui si era eretto a difensore degli orsi trentini, salvo 9 anni dopo cambiare sostanzialmente approccio e scenario politico.

La festa della Lega di Pinzolo più che un trampolino per la rielezione di Fugatti alla guida dell’Autonomiaspeciale pare essere stata un requiem per le sue legittime ambizioni, anche perché il presidente uscente si presenta al giudizio degli elettori con un palmares ricco più di sconfitte politiche e giudiziarie che di successivolti alla crescita e consolidamento dell’Autonomia speciale e, soprattutto, dell’economia locale che a sua volta alimenta il gettito del bilancio. Bilancio trentino che, a differenza di quello dell’Alto Adige, con lo stesso livello di competenze e capacità di autogoverno, negli ultimi 10-15 anni è rimasto inchiodato al palo, mentre quello dell’Alto Adige ha corso fino a raggiungere nel 2023 la ragguardevole soglia dei 7,67 miliardi di euro pari ad un pil procapite di 49.900 euro, il più alto d’Italia e tra i maggiori d’Europa, quando quello trentino di ferma a 4,62 miliardi con un Pil procapite praticamente dimezzato.

Certo, non tutte le colpe sono in capo alla gestione della legislatura guidata da Fugatti: ci sono anche le responsabilità di almeno due governi precedenti, ma oggi il poter disporre di 3 miliardi in meno rispetto all’Alto Adige la differenza pesa e molto su qualsiasi velleità di rielezione.

E tra i due contendenti, un Fugatti alfiere di un centrodestra che si presenta a mani vuote agli elettori e un centro sinistra che sfoggia un candidato azzoppato dalla Corte dei conti e dagli insuccessi da sindaco della seconda città del Trentino, al terzo incomodo, l’ex leghista Sergio Divina con la sua Alternativa Popolare per il Trentino, potrebbe pure scappare una vittoria rotonda.

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