Germania, prosegue il rallentamento generalizzato dell’economia

Ora l’attenzione è verso le politiche Bce attesa alle decisioni sui tassi di settembre.

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In Germania l’economia mostra segnali di aggravamento con i prezzi alla produzione in sono diminuiti del 6%su base annua a luglio, primo calo da novembre 2020. La discesa è stata in gran parte dovuta a un effetto base, peggiore delle stime di mercato di un -5,1%, a causa di un crollo del 19,3% dei prezzi dell’energia, con i prezzidell’elettricità scesi del 30%.

Anche i prezzi degli alimenti intermedi sono diminuiti del 3,4%, trascinati da metalli (-10,5%), fertilizzanti e azoto (-36,1%) e legno (-28,9%). Segno opposto per il costo dei beni non durevoli che è aumentato dell’8,1%, trainato dagli alimentari (9,2%), in particolare dallo zucchero (87,5%). Anche i prezzi dei beni di consumo durevoli sono aumentati del 5,8%, grazie ai mobili (6%) e agli elettrodomestici (7,1%), mentre quelli dei beni strumentali sono saliti del 5,5%, principalmente macchinari (6,7%) e autoveicoli (5,1%). E’ negativo (-1,1%) anche l’andamento dei prezzi alla produzione mensili, con una discesa superiore alle stime.

Lo scenario macroeconomico tedesco ha spinto i mercati a scommettere su una Bce meno restrittiva a settembre. Le riduzioni del costo del denaro significherebbero – come ha sottolineato in un’analisi la Cnn – che la Bce e la Fed stanno cercando di rilanciare un’economia che non sta andando abbastanza bene. Al contrario, il suggerimento della Fed di aumentare ancora i tassi implica che vedono l’economia ancora troppo calda e potrebbe non essere coerente con un’inflazione del 2%.

Oliver Rakau, capo economista Germania per l’Oxford Economics, segnala su X (il nuovo nome di Twitter) che circa il 40% dell’indice dei prezzi alla produzione tedesco era in deflazione a luglio. Segno che la debolezza dei prezzi è figlia della crisi industriale europea, più elevata in Germania e in Austria, con gli indici Pmi principaliche hanno raggiunto i livelli minimi rispettivamente da maggio e da aprile 2020.

Nell’Eurozona «la recessione del manifatturiero rimarrà ancora un po’. Il maggiore declino della produzione, dei nuovi ordini e del volume degli acquisti di inizio del terzo trimestre conferma la nostra idea che il corso generale dell’economia sarà turbolento durante la seconda parte dell’anno – ha commentato Cyrus de la Rubia, Chief Economist presso Hamburg Commercial Bank -. La presidente Christine Lagarde sarà felice di osservare che la deflazione dei prezzi di vendita ha preso di nuovo vigore, diminuendo al tasso più rapido in quasi 14 anni. Detto questo, la preoccupazione sull’inflazione dei servizi rimane ancora in cima all’ordine del giorno».

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