Il caro carburanti colpa dell’eccessivo carico fiscale

Urso: «il costo industriale italiano è più basso della media europea». Codacons: «Meloni non ha mantenuto le promesse e non ha fatto nulla per evitare il caro carburanti».

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Piano Transizione 5.0 caro carburanti vietare i motori a combustione interna risparmiatori truffati
Il ministro alle Imprese e Made in Italy di Fratelli d'Italia, Adolfo Urso.

Se in Italia c’è un fortissimo problema di caro carburanti che si riflette sull’andamento dell’inflazione che rimane sostenuta specie sul comparto degli alimentari – che scontano alti costi di trasporto -, sulla competitivitàdella destinazione Italia per i turisti esteri e, più in generale, sulla competitività dell’intero sistema economico, ciò si deve all’eccessiva voracità del fisco italiano che sui carburanti pesa per oltre il 55% del costo alla pompa.

Una verità ribadita anche dal ministro alle imprese e Made in Italy, Adolfo Urso: «in Italia abbiamo il costo industriale di benzina e diesel più basso d’Europa, molto più di Germania, Francia e Spagna». Di fatto, se a livello di produzione in raffineria l’Italia è più competitiva della concorrenza europea, le cose si ribaltanoquando i carburanti passano alla pompa di rifornimento e ai serbatori di auto e veicoli commerciali, diventando i più cari d’Europa.

Di fatto è la mano pesante del fisco che storicamente grava sui carburanti a creare una situazione di profondo disagio che tocca, oltre ai normali automobilisti alle prese con i viaggi delle vacanze, pure agli operatori professionali che con i carburanti – specie con il gasolio – ci lavorano ogni giorno, con pesanti conseguenze.

Quanto alla proposta di mettere mano alle accise per limitare il caro carburanti, Urso ha detto che «Draghiprese quella decisione in un momento eccezionale. Il governo Meloni preferito utilizzare quelle risorse per il taglio del cuneo fiscale, per i salari più bassi e le famiglie più numerose. E vogliamo rendere queste misure strutturali. In questo modo possiamo aiutare le famiglie in difficoltà alle prese con l’inflazione e per dare uno stimolo al sistema produttivo attraverso i consumi».

Gli obiettivi di Urso e del governo Meloni sono sicuramente condivisibili, ma potrebbero ugualmente centraregli obiettivi attraverso anche il taglio strutturale delle accise sui carburanti, in particolare di quelle gravanti sul gasolio, che avrebbero il non trascurabile pregio di calmierare l’inflazione, specie dei beni alimentari che viaggiano quasi interamente su camion. Non solo: all’insegna della trasparenza e della semplificazione, il tagliodelle accise sul gasolio dovrebbe andare di pari passo all’abrogazione del meccanismo burocratico e farraginoso – oltre che iniquo visto, che taglia fuori tutti gli autotrasportatori che utilizzano mezzi fino a 7,5 tonn di portata – dei rimborsi a posteriori di una quota di accise sul gasolio, per di più a parecchi mesi di distanzadalla spesa effettiva, trasformando così le aziende di autotrasporto in soggetti finanziari spuri che finanziano il bilancio dello Stato.

Intanto, sull’eccessivo peso fiscale gravante sui carburanti interviene il Codacons, attaccando il governo Meloniche, con un ribaltamento completo della realtà, adesso addirittura rivendica la scelta di non tagliare le accise. E questo dopo che diversi esponenti della maggioranza in campagna elettorale – a partire dalla stessa Meloni e il vicepremier leghista Matteo Salvini -, e in precedenza, avevano promesso senza mezze misure il taglio o l’eliminazione del balzello sui carburanti.

Il Codacons, dopo la denuncia nei confronti del ministero dell’Economia e delle Finanze per appropriazione indebita e speculazione da aggiotaggio, con diffida a congelare i 2,2 miliardi di euro di accise incamerati solo nell’ultima settimana, contesta quindi all’esecutivo la passata, irresponsabile diffusione di promesse vuote e infondate, che hanno generato legittime aspettative da parte dei cittadini circa il caro carburanti.

Aspettative – prosegue il testo – ora frustrate: una situazione da cui, in assenza di soluzioni immediate, deriverà un immancabile danno in termini di immagine per la compagine guidata da Giorgia Meloni. Per l’Associazione, dopo tante promesse mancate, dare la colpa a chi governava in passato non è più possibile: «ora – tuona il CodaconsGiorgia Meloni deve spiegare agli italiani perché le accise andavano tagliate solo in campagna elettorale, e poi una volta in carica non è stato rinnovato neanche lo sconto precedente. Gli effetti deleteri della decisione di non rinnovare lo sconto da 30 centesimi sulle accise per il 2023 erano infatti già noti e denunciati, in primis dal Codacons, da mesi. Non poteva quindi rappresentare una sorpresa l’impennata dei prezzi che ha puntualmente funestato le vacanze degli italiani».

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