Forse per il variegato mondo delle professioni, ordinistiche è non, è giunto il tempo di un sostanziale cambiamento, uscendo da quel ghetto che governi di sinistra e tecnici li hanno sempre relegati come “minus habens” del mondo dell’economia, nonostante che spesso ne costituiscano la punta di diamante per preparazione professionale: la Commissione industria del Senato ha approvato l’emendamento che vede i professionisti equiparati alle aziende nell’accesso alle agevolazioni pubbliche.
Un procedimento, quello dei professionisti equiparati alle aziende, che è stato costellato da numerose difficoltà, anche da parte dello stesso governo Meloni, nonostante fosse la sua maggioranza a sostenere la riforma: rispetto alla formulazione originaria dell’emendamento («il principio di piena equiparazione tra professionisti e imprese ai fini dell’accesso agli incentivi, ai sensi della raccomandazione della Commissione europea n. 2003/361/Ce»), il testo approvato dalla Commissbione del Senato prevede un più blando «il principio che la qualificazione di professionista non osta alla possibilità di usufruire di specifiche misure incentivanti ove ne ricorrano i presupposti e ove previsto» a causa del parere contrario dal ministero dell’Economia del leghista Giancarlo Giorgetti sul testo originario.
Soddisfatto dell’approvazione il variegato mondo delle professioni. «Avevamo avanzato questa proposta nei documenti presentati alle diverse audizioni parlamentari e in ogni altra interlocuzione istituzionale avuta in questi mesi», afferma Elbano de Nuccio, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti.
Per il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, «dopo cinque lunghi anni cade un altro muro che separa professionisti e imprese. L’emendamento al Ddl incentivi riconosce il principio della piena equiparazione tra liberi professionisti e imprese ai fini dell’accesso alle agevolazioni. Si tratta di un risultato storico per Confprofessioni, che ha sempre sostenuto l’esigenza di garantire pari opportunità a tutte le forze economiche che contribuiscono alla crescita del Paese, eliminando quelle disparità di trattamento che per troppi anni hannoimpedito un organico sviluppo delle libere professioni in Italia».
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