Accensione mutui immobiliare: missione impossibile per le famiglie

Particolarmente colpite le famiglie composte da persone singole con età tra 45 e 69 anni. Per una famiglia su tre l’affitto è una scelta obbligata. Servirebbe una garanzia pubblica come quella per i giovani.

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Il mercato immobiliare si fa sempre più in salita per le famiglie italiane, specie nel caso di accensione di mutui per l’acquisto di un’abitazione perché, secondo il focus “Sguardi familiari sull’Abitare 2023” di Nomisma, il 13%del totale non presenta sufficienti profili di garanzia economica, situazione che riguarda soprattutto le famiglie unipersonali, ovvero persone sole con meno di 45 anni, oppure di età compresa tra i 45 e i 69 anni o di 70 anni o più o, ancora, genitore solo con figli.

Le famiglie-mono composte da persone sole con un’età tra i 45 e i 69 anni presentano le condizioni economiche peggiori, con un reddito inadeguato a far fronte alle spese e che, nel 44% dei casi, non permette di risparmiare.Altre due categorie in bilico, che fanno fatica a risparmiare e hanno visto diminuire il proprio reddito, sono le famiglie con figli minori e, soprattutto, i genitori soli con figli. In particolare, l’analisi di Nomisma mette in evidenza come la presenza di un solo reddito in famiglia rappresenti un forte fattore di fragilità.

L’acquisto della casa è diventato un miraggio per una crescente porzione di italiani che si sono trovati a fare i conti con un’inflazione duratura, che ha fatto diminuire il reddito disponibile e inciso negativamente sul potere d’acquisto, e la parallela erosione dei risparmi, che ha ridotto le possibilità di un acquisto impegnativo come quello di un’abitazione con il sostegno diretto della cerchia familiare.

Al contempo, un segmento di popolazione segnala la fatica ad avere fiducia da parte del sistema bancario, con l’attuale congiuntura economica che aumenta i rischi di esposizione, tanto che l’accensione di mutui per alcune famiglie è oggi una missione pressoché impossibile, sia a causa di politiche di erogazione più selettive, sia per il rialzo del costo del denaro che ha reso i mutui più costosi. Nello specifico tra le famiglie numerose 1 su 5 dichiara di non avere i requisiti per l’accesso al credito (il 21,1% del totale, per la precisione), un valore quasi triplo rispetto al 7,5% della media del campione. Percentuali più alte rispetto alla media si registrano anche per le famiglie con figli minori (13,1%) e persone sole under 45 (10,7%).

Questo contribuisce a spiegare la flessione della propensione all’acquisto di abbitazioni nei prossimi mesi da parte degli italiani, che coinvolge il 12% delle famiglie rispetto al 13,3% registrato nel 2022, confermando le incertezze emerse sulle prospettive future che riguardano, in particolare, il perimetro familiare. Inoltre l’indagine quest’anno evidenzia, in controtendenza rispetto alle due precedenti edizioni, una minore propensione da parte delle famiglie intenzionate ad acquistare un’abitazione ricorrendo all’accensione di un mutuo, passando dall’83% nel 2022 al 78% nel 2023.

Non potendo accedere alla proprietà dell’abitazione, molte famiglie restano intrappolate nell’affitto, che spesso può diventare una concausa di povertà a fronte di repentini mutamenti familiari e dell’aumento dei canoni di locazione, che specie nelle grandi città ha raggiunto livelli non facilmente sostenibili rispetto alla capacità reddituale delle famiglie, anche sotto la spinta dell’adeguamento annuale Istat delle pigioni, in molti casi cresciute quasi a doppia cifra, tanto che la quota di famiglie che prevedono nei prossimi 12 mesi di poter trovare difficoltà nel regolare pagamento del canone di locazione si è ampliata dal 31,4% al 34,8% delle famiglie in affitto.

Proprio i maggiori rischi di insolvenza e le logiche di mercato – condizionate anche dal fenomeno degli affitti brevi – stanno inducendo sempre più proprietari a una minore propensione alla locazione tradizionale: solo nell’ultimo anno è passata dal 17,7% al 10,5% la quota di soggetti che prevede di dare in locazione le proprie abitazioni con affitti a medio termine, allineandosi alla componente rivolta agli affitti brevi (pari al 10,2%).

Di fatto, in Italia manca una seria politica abitativa, volta sia alla realizzazione di case popolari che di tutela di coloro che potrebbero anche sopportare gli oneri di un acquisto ma che non possono accedere ai mutui per mancanze di adeguate garanzie. Una situazione che necessiterebbe l’estensione delle garanzie pubbliche oggi riservare ai giovani che intendono acquistare casa anche ai cittadini con almeno 50 anni di età, al lavoro o in pensione, che volessero acquistare un’abitazione magari con l’accensione di un mutui ventennali che potrebbe essere competitivo alla mera locazione, ma che non possono farlo soprattutto per questioni anagrafiche più che per effettiva capacità reddituale.

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