L’economia italiana frena nel II trimestre 2023: il Pil cala dello 0,3%

Cala anche la crescita già acquisita per l’anno. Italia peggiore in Europa. Il settore produttivo paga il rallentamento della Germania e le tempeste che hanno colpito la produzione agricola.

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L’economia italiana frena nel II trimestre 2023, invertendo la rotta con un calo dello 0,3% del Pil nazionale, centrando un rallentamento ben superiore a quello previsto dagli analisti, facendo scivolare il Belpaese agli ultimi posti della classifica europea.

Il dato diffuso dall’Istat allarma i consumatori e attizza le opposizioni che vanno all’attacco del governo Meloni, aumentando l’incertezza sulle possibili nuove risorse da destinare alla manovra 2024, che l’esecutivocontava di liberare proprio dall’andamento positivo della crescita che da qui alla fine dell’anno potrebberidursi ulteriormente.

Da parte sua, il ministro dell’Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, tenta di rassicurare: il dato negativosul Pil italiano «allo stato non influisce sulla previsione annua formulata nel Def. Questo obiettivo di crescita è ancora pienamente alla portata e si continuerà a perseguirlo con le politiche economiche di responsabilità prudente apprezzate e riconosciute come valide in ambito internazionale».

A zavorrare la crescita è stato l’andamento sia del settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca) penalizzato dall’andamento climatico con numerosi eventi che hanno distrutto la produzione, che di quello industriale: una flessione che la «moderata crescita» dei servizi, grazie soprattutto al turismo, non basta a controbilanciare. A pesare è anche la domanda interna negativa, cui si aggiunge l’apporto nullo dell’export.

L’economia italiana frena andando in controtendenza anche rispetto al resto d’Europa dove il Pil è risalito mediamente dello +0,3%, dalla crescita zero del primo trimestre e rimane stabile nell’insieme dei Ventisette. Il record della crescita italiananei primi tre mesi del 2023 con un dato migliore di Francia e Germania, è stata rapidamente ricondotto alla “normalità” di una crescita asfittica: la Francia cresce dello 0,5%, la Spagna dello 0,4%, la Germania è ferma. Peggio di noi solo Svezia (-1,5%), Lettonia (-0,6%) e Austria (-0,4%).

Il dato del secondo trimestre incide anche sulla variazione acquisita per il 2023 (quella cioè che si avrebbe con una variazione nulla nei restanti trimestri), che viene limata allo 0,8%, in lieve discesa dal +0,9% stimatoalla luce del dato di gennaio-marzo. Due punti sotto il +1% fissato nel Def di aprile.

Un dato che allarma Confcommercio e Confesercenti, secondo cui si profila un «quadro di incertezza» su cui incidono variabili come l’effetto dei continui rialzi dei tassi e l’incognita turismo, il cui effetto trainantepotrebbe essere sgonfiato a causa degli eventi meteorologici.

Unico dato positivo è il calo dell’inflazione che, secondo l’Istat, passa dallo 6,4% di giugno al 6,0% di luglio, a fronte di un livello più basso nell’Eurozona (5,3%).

Il dato sul Pil nazionale in calo preoccupa il governo alle prese con la realizzazione della prima, vera, manovra della maggioranza di centro destra della legislatura: secondo Giorgetti che ha già avviato il giro di consultazioni con i colleghi di governo per fare il punto sulle priorità in vista della manovra, solo in autunno, con la Nadef, che si potrà tracciare il perimetro delle risorse che si preannunciano comunque scarse rispetto alle esigenze.

Solo per rinnovare il taglio del cuneo fiscale in scadenza a fine anno serviranno una decina di miliardi, ma il menu è già ricco, tra spese obbligate, rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, perequazione delle pensioni, avvio della riforma fiscale, maggiore costo del servizio del debito pubblico per l’innalzamento degli interessi deliberato dalla Bce. Una situazione a dir poco complicata che necessita di mano ferma e di poca demagogia e arruffapopolo per gestire una situazione complicata.

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