Nella prima metà del 2023 i consumi di energia e le emissioni di gas serra in Italia sono calati: secondo l’Enea, nella sua Analisi trimestrale del sistema energetico, rispetto ai primi sei mesi del 2022, si sono registrati il 5% in meno di consumi e un 9% in meno di emissioni.
Si tratta di una buona notizia perché vuol dire che il sistema Italia è diventato più efficiente, meno energivoro, e quindi meno climalterante. Parimenti, è un segnale che l’economia ha rallentato.
«La flessione dei consumi di energia riguarda in primo luogo il settore civile (-12%) – spiega l’autore dell’indagine trimestrale Enea, Francesco Gracceva -, principalmente per effetto del minor impiego di gas per il riscaldamento, come conseguenza delle misure amministrative e di efficienza adottate, ma soprattutto per il clima eccezionalmente mite dei primi mesi dell’anno». Quest’inverno ha fatto meno freddo, nelle case le caldaie hanno funzionato meno, e si è risparmiato il gas, senza particolari disagi.
I problemi arrivano quando si passa all’industria. E’ questa, secondo l’Enea, che ha dato il contributo maggiorealla riduzione dei consumi: circa il 10% nel primo semestre del 2023 rispetto allo stesso periodo del 2022, determinata in parte da «incrementi di efficienza» e «dal calo fino al 20% della produzione nei settori gas intensive».
Gli alti costi dell’energia hanno rallentato l’economia nazionale. Minori consumi (il 16% in meno di gas e il 15% in meno di carbone), ma anche meno produzione manifatturiera. Gli unici consumi energetici che sono cresciuti (+3%) nei primi sei mesi di quest’anno sono stati quelli per i trasporti, con Tir e auto hanno ripreso a girare, tornando ai livelli pre-pandemia.
Riduzione del riscaldamento e della produzione industriale e maggior efficienza energetica hanno avuto però un effetto positivo: la riduzione delle emissioni di CO2, il principale gas serra, calate del 9% nel primo semestredel 2023. Al calo delle emissioni hanno contribuito nel primo trimestre 2023 sia la generazione elettrica e l’industria energivora (i settori soggetti alla tassazione europea delle emissioni Ets) che i settori civile, trasporti, agricoltura, rifiuti e piccola industria (non soggetti all’Ets).
«Nel secondo trimestre – spiega Gracceva – il calo si è concentrato principalmente nei settori Ets (-19%), in particolare per il minor impiego di carbone nella generazione elettrica (-60%) e per l’aumento delle importazioni di elettricità (+4%) e delle rinnovabili elettriche (+9%), oltre alla già forte flessione delle produzioni energivore».
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