Il caro carburanti ritorna con l’arrivo delle vacanze

La mancata razionalizzazione della rete distributiva e il peso delle accise spingono al rialzo i costi e l’inflazione.

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caro carburanti

Arrivano le vacanze e torna il caro carburanti cui si devono confrontare tutti coloro che si mettono in viaggio in automobile, anche se il caro tariffe morde anche su altri vettori, a partire dall’aereo.

Il problema del caro carburanti è plurimo e si basa principalmente su due pilastri: la rete distributiva italianaancora troppo numerosa e il peso delle tasse. Quanto alla rete, quella italiana ammonta a circa 21.700 stazionidi servizio, tra le più capillari d’Europa, con un erogato medio di circa 1 milione di litri annui, pari a circa un terzo della Francia e della Germania e alla metà della Spagna. I punti cosiddetti “ghost”, in cui l’attività di rifornimento è interamente affidata all’automobilista, oggi sono circa il 17% del totale, mentre è progressivamente cresciuto il numero di pompebianche”, quelle gestite da soggetti diversi dalle compagnie integrate verticalmente dalla raffinazione alla distribuzione e vendita finale, che oggi rappresentano poco più di un quarto del totale.

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Il carico tributario sui carburanti vigente in Italia è tra i più alti a livello europeo con la tassazione sulla benzinapiù elevata tra i 27 membri dell’Unione europea e il secondo per quanto riguarda il gasolio (dopo i Paesi Bassi). Al netto delle tasse, però, gli italiani spendono per i carburanti alcuni centesimi in meno (circa 5) rispetto agli altri Paesi europei. Per riassumere, la condizione attuale del settore si presenta apparentemente sana, almeno dal punto di vista concorrenziale. Infatti, gli italiani pagano prezzi (al netto delle imposte) in linea o inferiori alla media Ue. Il gap rispetto ad altri paesi è interamente spiegato dalla componente fiscale, tra le più elevate in Europa.

Secondo l’Unem, Unione energie per la mobilità, nel primo semestre 2023 il gettito fiscale teorico è stato pari a 18,6 miliardi di euro, 2,9 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno caratterizzato dalla riduzione di accise a partire dal 22 marzo 2022. Inoltre, lo spostamento dei volumi dal gasolio alla benzina, dovuti anche alla progressiva ibridizzazione del parco auto, nel primo semestre ha comportato un maggior gettito fiscale (accisa e Iva) stimato sui 160 milioni di euro in virtù del fatto che la benzina sconta un’accisamaggiore di 11 centesimi rispetto al gasolio.

Un dato che evidenzia la necessità di ridurre indistintamente il carico fiscale gravante sui carburanti, per allinearlo alla media europea e, se possibile, anche scendere oltre, visto che da prezzi di carburanti più bassi si facilita il calo dell’inflazione e una maggiore appetibilità turistica della destinazione Italia.

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