Nuova salvinata: per cercare di uscire dall’angolo del consenso politico calante e rilanciare la “sua” Lega, Matteo Salvini prova a vellicare gli elettori su un tema sensibile, quello del pagamento delle tasse, lanciando la proposta di un condono anzi, di una nuova “pace fiscale” con i contribuenti fino a 30.000 euro di tasse non pagate.
Salvini si fa forte del “successo” delle precedenti edizioni degli abbuoni fiscali con la quarta “rottamazione”appena conclusa alla fine di giugno con oltre 3,8 milioni di nuove domande, con le prime tre che hanno generato entrate fiscali per circa 20 miliardi, sorvolando bellamente sul fatto che il gettito sia stato circa la metàdi quanto preventivato dall’Agenzia delle Entrate sulla base delle domande pervenute. Ciò perché molti dei contribuenti, cammin facendo, dopo avere iniziato a pagare con il tempo si sono fermati. Un caso diffuso di amnesia oppure la classica mossa del cavallo di attendere nuovi provvedimenti più vantaggiosi in termini di abbuono fiscale grazie alla nuova salvinata?
Vedere ora Salvini imbracciare nuovamente le vesti del papeetiano Capitan Mojito che annuncia la sanatoriadelle evasioni fino a 30.000 euro non fa altro che dare ragione a chi continua ad attendere provvedimenti di vantaggio rispetto a quelli di parare le tasse con regolarità.
Ad un Salvini che gonfia elettoralmente il petto spezzando nel frattempo le cannucce dei mojito, i numeri smontano la portata dell’intervento: secondo quanto emerge dalle tabelle consegnate in Parlamento dall’Agenziadelle Entrate, le prime tre procedure di Rottamazione e il Saldo e Stralcio realizzate tra il 2016 e il 2018 hanno consentito di ridurre di soli 30,4 miliardi il magazzino fiscale del “non riscosso”, con un impatto inferiore al 3% sulla montagna da 1.153 miliardi di crediti che il fisco non riesce a recuperare.
Insomma, Salvini farebbe meglio a starsene zitto e pensare a fare ponti che non crollino e rattoppare le bucheche costellano le strade italiane, lasciando a Giorgetti e a Leo la gestione del tema fiscale, due esponenti di governo assai più competenti di lui in tema di tasse.
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