Nel 2022 la Camera dei Deputati ha chiuso la gestione ordinaria con un attivo di 18,2 milioni, secondo il bilancio interno di Montecitorio illustrato nell’Aula dai deputati questori e che sarà votato la prossima settimana dall’Assemblea.
Un risultato definito «virtuoso», specie se si considera che nel 2022 Montecitorio ha speso 17,8 milioni per acquistare dall’Inail i depositi di Castelnuovo di Porto per la conservazione delle schede elettorali e per realizzare un collegamento stabile interno tra il Palazzo e il complesso di Vicolo Valdina. Una spesa «in conto capitale», e che dunque non si ripeterà, consentendo risparmi in termini di canoni di affitto che non vanno più pagati.
La spesa per il 2023 diminuirà ancora, attestandosi a 970,8 milioni di euro a fronte dei 991,6 milioni del bilanciodi previsione 2022. Ciò grazie alla contrazione della spesa di funzionamento, ovvero quella complessiva della Camera dei Deputati, al netto delle spese previdenziali: scende di 32,4 milioni. Per il 2023, 2024 e 2025, poi, resta invariata la “dotazione” (942,8 milioni), ovvero le risorse che la Camera dei Deputati incassa ogni anno dal ministero dell’Economia per poter funzionare. Mantenere invariata la dotazione al livello del 2013 in termini nominali significa che la dotazione si è ridotta in termini reali: il che è tanto più rilevante quanto più elevato è il tasso di inflazione (nel 2022 l’inflazione, in media, è stata pari all’8,1%). Anche se, va sottolineato, il numero dei deputati è sceso da 630 a 400, cosa che avrebbe dovuto comportare un ben più tangibile e cospicuo taglio della spesa sostenuta da parte di tutti i contribuenti, specie alla voce del finanziamento dei gruppi parlamentari, rimasta invariata, anche perché oggi questa voce è praticamente l’unica fonte di finanziamento pubblicoall’attività dei partiti per il tramite delle loro rappresentanze parlamentari.
A fronte delle spinte all’aumento della spesa, è stato possibile non incrementare la richiesta di dotazione organica al Mef grazie ai minori oneri connessi con la riduzione del numero dei deputati e alla diminuzione di altre voci di spesa, tra cui quella per dipendenti.
Il risparmio per la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 è pari a circa 50 milioni di euro. La spesa per il personale dipendente diminuisce nel 2023 di 4,8 milioni di euro. Aumenta, invece, la spesa per i collaboratoridei deputati, per assicurare la piena regolarità dei loro rapporti di lavoro, che in precedenza evidenziava qualche area “grigia”. Aumenta anche la spesa previdenziale, sia quella per gli ex deputati cessati che quella per i dipendenti in pensione.
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