La gestione centralizzata degli acquisti dei vaccini Covid da parte della Commissione Europea, oltre che decisamente poco trasparente e molto fumosa, ha evidenziato colossali sprechi, con tanti stati che iniziano a dovere smaltire le dosi in sovrannumero, sprecando miliardi di euro, oltre ad avere un problema ambientale affatto trascurabile.
Nel picco della crisi Covid, la presidente della Commissione, la tedesca Ursula von der Leyen, si è fatta prendere la mano, finendo con l’assicurare a ciascun europeo circa 6 dosi di vaccino a testa, a fronte di un’indicazione terapeutica di 3 dosi a cittadino, eventualmente con la quarta per i soggetti maggiormente esposti.
Fatto sta che donna Ursula ha sbagliato i conti, come spesso le è accaduto, con il risultato che le dosi inutilizzate, dopo avere cercato inutilmente di regalarle ai paesi in via di sviluppo, sono scadute o in procinto di esserlo, con la necessità di procedere al loro smaltimento.
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Il problema è emerso in Germania, il paese più popoloso dell’Unione e terra d’origine di von der Leyen, dove nei primi sei mesi del 2023 si sono dovute smaltire qualcosa come 200 milioni di dosi (praticamente due per ogni cittadino tedesco) di vaccini Covid per un danno economico di 4 miliardi di euro. E per una realtà come quella tedesca dove ogni spreco è un male, le polemiche sulla tedesca bionda di Bruxelles non si sono fatte attendere.
La situazione non è molto dissimile in Italia, dove si stimano che le dosi scadute di vaccini Covid siano attorno ai 122 milioni, con altri 16 milioni in procinto di esserlo, per un controvalore di circa 2 miliardi di euro. Anche in Italia, la disinvolta gestione del ministro Dem alla Sanità, Roberto Speranza, da poco finito sotto giudizio della commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid assieme all’allora premier Giuseppi Conte, ha fatto più danni che bene, evidenziando una gestione spannometrica ed improvvisata della pandemia.
Quanto accaduto pare non avere insegnato nulla ad una von der Leyen che a giugno 2024 cerca di succedere a sé stessa, visto che ha appena stipulato un accordo per la fornitura di nuove dosi di vaccino per un controvaloredi 324 milioni di euro. Il bello o, meglio, il brutto della vicenda è che si è stipulato un contratto con quattro fornitori – tra cui il maggioritario è la solita Pfizer – per una patologia che ancora non è stata individuata.
A meno che donna Ursula non abbia capacità divinatorie o non abbia letto le interiora di qualche suo collega commissario, oggettivamente è difficile comprendere la portata di una tale decisione, a meno che non sia contenuto in uno dei commi del contratto originario secretato che consegna una cuccagna ai fabbricanti di vaccini, a prescindere dall’esistenza o meno di una pandemia.
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