“Green Deal” al bivio del Parlamento europeo: la legge “Natura” a rischio bocciatura

Attorno alle proposte ecologiche della Commissione e del suo vicepresidente, Frans Timmermans, monta il malcontento trasversale. Il Ppe sempre più deciso a bocciarla.

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Alla discussione nella plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, si gioca il futuro del “Green Dealeuropeo, con la legge Natura a fortissimo rischio di bocciatura definitiva dopo avere incassato tre diverse bocciature nella discussione in altrettante commissioni parlamentari.

Quella di mercoledì 12 luglio potrebbe essere la data di svolta del futuro dell’Unione europea, perché ci sarà lo scontro finale anche all’interno della stessa maggioranza che sorregge la Commissione, con il Ppe sempre più schierato sul fronte avverso ai socialisti, fieri fautori della rivoluzione ecologica continentale.

Sarà, soprattutto, un test per una possibile alleanza tra i conservatori dell’Ecr guidati da Giorgia Meloni e le destre di Identità & Democrazia e il Ppe, che sul pacchetto “Fit for 55ha assunto posizioni sempre più critiche.

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La legge sulla natura è uno dei pilastri del pacchetto clima della Commissione di Ursula von der Leyen e si inserisce nella strategia sulla biodiversità per il 2030. Tra i suoi punti c’è la previsione di obiettivi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri per il rispristino degli ecosistemi con forte danno delle attività umane e, soprattutto, di quelle agricole.

I negoziati sulla proposta erano partiti all’insegna del dialogo. Ma, con il passare del tempo, anche la legge sulla natura ha risentito della frattura tra S&D e Popolari sui temi ambientali. Una frattura che ha visto più volte protagonista anche la maggioranza italiana, fortemente critica su alcuni aspetti del “Fit for 55”.

Una situazione in cui il vicepresidente della Commissione, il socialista olandese Frans Timmermans, non si è fatto scrupoli a ricorrere anche a pesanti forme di ricatto verso i colleghi popolari, che hanno denunciato la situazione.

«Le politiche di Timmermans confermano quanto questa Commissione sia distante anni luce dalla realtà e metta l’Europa in ginocchio», ha tuonato la delegazione della Lega all’Eurocamera. Ma a mettere nel mirino Timmermans c’è anche la manifattura, con il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che attacca: «purtroppo abbiamo un commissario che sul tema della sostenibilità ha un approccio ideologico», rimarcando la necessità che Bruxelles torni al suo disegno iniziale, quello della “neutralità tecnologica”.

A destra e nel Ppe la contrarietà ad alcuni punti del “Green Deal” viene spiegata come una posizione volta, innanzitutto, a tutelare imprese e cittadini di fronte ai costi della rivoluzione verde. «Servono migliaia di miliardiper la transizione ecologica, il problema è chi paga», ha osservato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgettiriproponendo il tema degli incentivi europei e della necessità di mettere sul piatto circa 650 miliardi all’anno per i prossimi 10 anni per conseguire gli obiettivi europei.

Per evitare di deflagrare in una clamorosa bocciatura, l’area liberale di Renew Europe sta cercando un’ultima mediazione presentando una serie di emendamenti che di fatto ripropongono il testo, più morbido, approvato inizialmente dal Consiglio. La presidenza spagnola e, sotto traccia, anche Ursula von der Leyen, stanno tentando un ultimo tentativo di ammorbidimento, soprattutto nei confronti del Ppe. Anche perché, come spiegato dalla Commissione, in caso di bocciatura la legge non sarà ripresentata. Il “Green Dealrischia quindi di diventare monco prima di una campagna per le Europee che proprio sull’ambiente avrà uno dei suoi terreni di battaglia. E di spedire von der Leyen e Timmermans nell’archivio della storia.

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