Torna la casta con i suoi odiosi privilegi

Annullato il taglio alle pensioni degli ex senatori, che potranno tornare ad incassare il trattamento pieno con tanto di arretrati.

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Torna la casta

Al Senato torna la casta, nel senso di quella degli ex senatori che hanno deciso di annullare i tagli stabiliti dal governo giallo verde e ripristinare i trattamenti pieni a tutti i senatori in quiescenza. E per evitare odiose disparità di trattamento, è molto probabile che a breve seguirà analogo provvedimento anche alla Camera dei deputati per evitare discriminazioni tra ex senatori ed ex onorevoli.

Fatto sta che la decisione del Consiglio di Garanzia del Senato ha ripristinato nella loro interezza tutti i trattamenti degli ex senatori, perché il provvedimento varato dal governo Conte I nel 2018 è stato ritenuto illegittimo, anche se riduceva di circa 60 milioni gli oneri a carico di tutti i contribuenti.

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Quello appena accaduto è stato accompagnato da un prologo nel 2020, quando il taglio era stato tagliuzzato, riducendo i risparmi da 60 a 40 milioni di euro all’anno. Pochi ma affatto disprezzabili nell’economia complessiva di un bilancio statale sempre più critico dall’alto dei suoi 2.800 miliardi di debito pubblico.

Ora, torna la casta con il colpo di coda finale, votato da una strana maggioranza dove i due che hanno detto “No” al ripristino sono stati quelli della Lega (Pasquale Pepe) e di Fratelli d’Italia (Alberto Balboni). A favoreinvece ha votato, oltre all’ex Forza Italia, Luigi Vitali (il cui voto da presidente vale doppio), proprio un ex grillino, Ugo Grassi (oggi con Noi Moderati). E decisiva è stata l’astensione della senatrice Pd, Valeria Valente.

Per i poveri ex senatori si prospetta una bella festa, con aumenti medi del trattamento pensionistico nettoattorno al 30% circa, con aumenti variabili all’anzianità di carica, con la vetta dell’ex radicale Piero Craveri che, per ben una settimana di mandato dal 2 al 9 luglio 1987, dal 1998, all’atto del compimento dei fatidici 60 anni di età, ha incassato un vitalizio di 3.108 lordi al mese, oltre 2.000 euro al mese netti, poi falcidiati nel 2018, con la riduzione da 3.108 a 1.636 euro lordi. Con la decisione del Consiglio di garanzia, Craveri tornerà a percepire il vitalizio pieno con tanto di arretrati. Per lui, una settimana da senatore è stato un autentico terno al lotto, visto che a fronte di un versamento volontario di 60.000 euro Craveri ha incassato dall’amministrazione del Senato la bellezza di 1.200.000 euro, con un guadagno netto di 1.140.000. Quando si dice che la politica è un buon affare, ma per pochi.

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