Dopo un periodo di continue tensioni sui prezzi dell’energia, Confindustria Ceramica ha affidato a Nomisma Energia uno studio sugli impatti dell’Emission Trading System (ETS) della UE per il settore ceramico italiano.
Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, «il sistema ETS ha richiesto ai Paesi europei uno sforzo sproporzionato: in 30 anni l’Europa ha ridotto le emissioni di CO2 di un miliardo di tonnellate, mentre il resto del mondo – nello stesso periodo – le ha aumentate di 14 miliardi. Un sistema che comporta rischi di deindustrializzazione, come dimostra chiaramente il calo del Pil pro capite italiano a partire dal 2008».
Tabarelli ha poi evidenziato una seconda, forte criticità, rispetto ai piani ambientali dell’UE: «se negli ultimi 30 anni le emissioni si sono ridotte del 30%, l’Unione europea chiede che nei prossimi 7 ci sia un ulteriore tagliodel 25%, traguardo impossibile da raggiungere sia per l’elevato livello di efficientamento già raggiunto che per l’assenza di salti tecnologici disponibili per il settore ceramico».
Il terzo aspetto di preoccupazione riguarda la competitività internazionale, dove il differenziale tra i costi medidi produzione italiani e quelli di Cina ed India è peggiorato anche a causa dei maggiori costi connessi all’ETS, e a poco servirà CBAM – un sistema che imporrà dazi alle importazioni nella UE di alcuni prodotti in base al loro contenuto di carbonio – che «è una bella fregatura doppia – commenta Tabarelli -. Nel senso che l’adozione del CBAM azzererà tutte le quote gratuite sulle emissioni di CO2 e si pone come una mina ad alto potenziale sul commercio internazionale».
Alessandro Bianchi di Nomisma Energia ha compiuto un’analisi del mercato delle quote ETS, evidenziando come gran parte delle transazioni di quote di emissione avvengano sul mercato secondario e come si sia ormai registrato un chiaro disaccoppiamento tra le quotazioni della CO2 e quelle dei combustibili. Il valore delle quoteè quindi fortemente influenzato dagli interventi normativi della Commissione e dai prezzi obiettivo fissati dagli intermediari finanziari, piuttosto che da reali sottostanti fisici o dal risultato ultimo della dinamica domanda-offerta.
Armando Cafiero, direttore generale di Confindustria Ceramica, richiamando i grandi investimenti in impianti innovativi effettuati dal settore (441 milioni di euro nel 2022, pari al 6,2% del fatturato) ha evidenziato che questi non sono stati stimolati dal prezzo della CO2 a 100 euro/ton ma, piuttosto, dall’esigenza di recuperarecompetitività sui mercati internazionali.
Il sistema ETS sta mostrando di non essere un efficace motore di innovazione ambientale per le imprese, perché queste non hanno a disposizione un salto tecnologico possibile; esso introduce inoltre penalizzazioni paradossali per le imprese che investono in cogenerazione o in nuovi impianti per accrescere la loro compatibilità ambientale.
Il meccanismo unilaterale europeo si mostra quindi inefficace da un punto di vista ambientale e tende solo ad accrescere i costi produttivi in Europa all’opposto, ad esempio, dell’Inflaction Reduction Act americano che vuole limitare i costi produttivi per rendere possibile la riconversione ecologica dei processi industriali.
Di fatto, secondo una stima di Confindustria Ceramica, il sistema Ets si configura come l’ennesima tassaimpropria gravante sul sistema manifatturiero italiano per un importo di circa 70 milioni all’anno destinato solo a crescere con l’aumento delle quotazioni dei crediti di carbonio favorite dalla Commissione europea.
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