L’indice Pmi delle imprese crolla in Europa

Forte sofferenza dell’economia produttiva dell’Eurozona a giugno.

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Cala la fiducia indice pmi rischio stagflazione

Alla fine del secondo trimestre 2023, concludendo una sequenza di forte crescita sostenuta dal terziario da inizio 2023, l’economia dell’Eurozona si è spiaggiata sotto l’azione dell’attività manifatturiera decisamente calata come testimonia l’andamento dell’indice Pmi.

Se a giugno la crescita dell’attività terziaria è continuata, è comunque rallentata ai minimi in cinque mesi, sono stati neutralizzati dal calo forte e accelerato dei volumi di produzione manifatturiera. Ciò che ha pesato sulla prestazione è stata la debolezza della domanda, con un crollo particolarmente forte dei nuovi ordini manifatturieri. L’occupazione del settore privato ha continuato a salire, anche se soltanto nel settore terziariovisto che gli organici manifatturieri hanno registrato la prima contrazione da gennaio 2021.

Alla fine del secondo trimestre 2023 si è registrata una perdita di fiducia, con un valore crollato ai minimi da inizio anno. Dopo il calcolo dei fattori stagionali, l’Indice Hcob Pmi della Produzione Composita dell’Eurozona, misurato in base alla media ponderata dell’Indice Hcob Pmi della Produzione Manifatturiera e dell’Indice dell’Attività Terziaria, ha registrato a giugno uno stallo, posizionandosi su 49.9 lievemente al di sotto della sogliadi non cambiamento di 50 (sopra questa soglia significa espansione; sotto una contrazione). Questo valore ha indicato un calo rispetto a 52.8 di maggio e una considerevole perdita di slancio rispetto al picco in 11 mesi di aprile con 54.1.

Le pressioni inflazionistiche di giugno hanno continuato a diminuire: il crollo più forte dei costi manifatturieri si è accompagnato al rialzo più lento dei costi sostenuti dal terziario in 25 mesi. I prezzi di vendita hanno continuato a salire, ma al tasso più debole da marzo 2021.

Gli ultimi dati dell’indagine hanno rivelato che la direzione di marcia delle cinque nazioni monitoratedall’indagine è stata complessivamente recessiva, con un Indice Pmi Composito in calo in Spagna, Irlanda, Germania, Italia e Francia. Le ultime due nazioni, in particolare, hanno registrato il primo calo dell’attività terziaria in sei e cinque mesi rispettivamente. La più grande nazione dell’eurozona, la Germania, ha continuatoad indicare una crescita, che però è rallentata notevolmente rispetto a maggio, segnando tassi marginali. La Spagna è stato il paese che ha registrato la prestazione più forte, come avviene da febbraio scorso.

A giugno, l’attività economica ha subito un calo del flusso di nuovi ordini. In base agli ultimi dati, le commesse ricevute sono leggermente diminuite e per la prima volta da gennaio. Le condizioni della domanda del settore manifatturiero sono state particolarmente deboli, con il più rapido calo delle vendite di beni in otto mesi. La richiesta di servizi è aumentata, ma il tasso di crescita è diminuito per il secondo mese consecutivo, toccando i minimi in cinque mesi.

È peggiorato il fattore frenante delle vendite all’estero, come evidenziato dal calo più forte dei nuovi ordini dal mercato estero, incluso il commercio intra-eurozona. La riduzione delle esportazioni è stata generale, anche se il manifatturiero ha registrato un declino maggiore del terziario. Il flusso ridotto di nuovi ordini ha spinto le aziende dell’eurozona a dedicare più risorse alle commesse non ancora completate. A giugno, infatti, il lavoro inevaso è diminuito per il terzo mese consecutivo e ad un tasso accelerato.

Gli ordini inevasi del terziario sono giunti ad un livello di stagnazione, mentre quelli del manifatturiero hanno indicato il calo più elevato in più di tre anni. Le capacità operative di giugno sono di nuovo aumentate nel settore privato dell’eurozona, anche se la crescita occupazionale si è limitata al settore terziario, visto che gli organici del manifatturiero hanno indicato la prima contrazione da gennaio 2021. Il tasso generale di incremento dei posti di lavoro è stato forte nonostante sia sceso ai minimi in quattro mesi. La riduzione delle assunzioni ha coinciso a giugno con il crollo della fiducia dell’Eurozona. Anche se le aziende sono rimaste nel complesso ottimiste, l’indice è scivolato al valore minimo del 2023. Le aspettative di crescita si sono smorzate in entrambi i settori, manifatturiero e terziario.

Alla fine del secondo trimestre 2023, la pressione sui prezzi dell’Eurozona ha continuato ad affievolirsi. Il tasso d’inflazione complessivo dei prezzi di acquisto, in particolare, è crollato ai minimi in due anni e mezzoscendendo al di sotto della media di lungo termine. Dietro tutto questo c’è soprattutto il settore manifatturiero, con un calo dei prezzi di acquisto e al tasso più rapido da luglio 2009.

I costi sostenuti dal terziario hanno segnalato un forte aumento, ma il più lento in poco più di due anni. Le imprese dell’Eurozona hanno continuato ad alzare i prezzi di vendita, ma al tasso più debole da marzo 2021. Nel manifatturiero, con la diminuzione dei prezzi d’acquisto e la maggiore concorrenza, i tassi di sconto sono accelerati. Al contrario, i prezzi di vendita del terziario sono aumentati a ritmo elevato, malgrado la rispettiva inflazione sia scesa qui ai minimi in 20 mesi.

Dall’Europa all’Italia: l’indice Pmi composit scende a giugno sotto la soglia dei 50 punti a 49,7, ai minimi da dicembre 2022. Era a 52 punti a maggio e a 51,3 un anno fa. Il risultato è inferiore alle stime degli analisti. Un segnale chiaro che il governo Meloni non deve sottovalutare, anche alla luce dell’andamento recessivodell’economia tedesca, legata a triplo filo a quella italiana.

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