Il mercato dell’auto affonda e il governo stralcia la defiscalizzazione dell’auto aziendale

La produzione nazionale è affondata dai 2 milioni di pezzi a meno di mezzo milione.

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Il mercato dell’auto italiano a giugno ha dato segnali preoccupanti, con un forte calo degli ordinativi come rilevano i dati forniti dai concessionari, che iniziano ad essere dubbiosi circa il futuro del settore, tra un’auto elettrica che non decollagiustamente -, tra regole europee troppo ambiziose ma controproducenti specie rispetto a realtà come Cina e India che continueranno ad emettere come e più di oggi, e costi di acquisto e di gestione sempre più cari.

In questo combinato disposto, i consumatori sono sempre più disorientati e, conseguentemente, rimandano le decisioni di acquisto di un nuovo veicolo, nonostante che in Italia siano in circolazione ancora 6-7 milioni di veicoli a standard Euro 4 e inferiori, con elevati livelli di emissione e privi dei più moderni sistemi di sicurezza attiva e passiva.

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Pure le aziende, che potrebbero essere il volano della ripresa del mercato dell’auto, aspettano alla finestra, anche perché il governo aveva annunciato la revisione del carico fiscale gravante sull’auto aziendale, salvo poi stralciarlo dal progetto di legge poi arrivato alla discussione in aula parlamentare. Non è ancora detta l’ultima parola, ma la decisione non aiuta a delineare un quadro di percorso chiaro, per programmare acquisti e ammortamenti.

E pensare che in altri paesi europei sono proprio le aziende i maggiori acquirenti di veicoli che poi vengono concessi in utilizzo ai dipendenti, con vantaggi per tutti: dalle aziende che scaricano degli investimenti che servono all’attività aziendale e ad incrementare la soddisfazione e fedeltà dei propri dipendenti, ai dipendentistessi che sostengono meno spese e hanno un veicolo nuovo ogni 3-4 anni, all’ambiente che fruisce di veicoli moderni a ridotte emissioni e allo Stato che lucra sul maggiore gettito derivante dall’acquisto del nuovo e dalla rivendita dell’usato.

Difficile fare in Italia come all’estero, specie ora che per i dipendenti con carichi familiari il tetto del “fringe benefit” è stato elevato a 3.000 euro all’anno, soglia che consentirebbe di assorbire quasi interamente il costo medio di un’auto aziendale concessa in utilizzo al dipendente? Sarebbe bello saperlo. Anche perché avrebbe vantaggi anche per gli acquirenti privati, che potrebbero acquistare usati recenti a prezzo decisamente più conveniente.

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