Pacchetto pesca: via libera dal Consiglio Ue con l’Italia contraria

Lollobrigida: «il nostro “no” a difesa di un settore strategico». Intanto il “green deal” subisce l’ennesimo stop in commissione ambiente dell’Europarlamento.

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L’Italia si oppone in solitudine alle conclusioni del Consiglio Ue sul pacchetto pesca e comincia con passo da maratoneta la lunga corsa contro il Piano Ue per il ripristino degli ecosistemi marini, che del pacchetto è la parte più significativa, mantenendo così gli impegni presi la scorsa settimana con le marinerie in mobilitazione e i rappresentanti del settore.

«La contrarietà dell’Italia al pacchetto pesca nasce dalla consapevolezza che abbiamo il dovere di tutelare un settore strategico» ha detto il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida dopo il dibattito tenuto a Lussemburgo. L’Italia aveva appena annunciato di essere contraria al documento presentato dalla presidenza svedese, facendo saltare il requisito dell’unanimità, necessario a dare al testo il valore di “Conclusioni del Consiglio”. Alla fine sono passate “Conclusioni della presidenza”, con minore valore politico.

Su pesca e sostenibilità, ha ricordato il sottosegretario Luigi D’Eramo nel suo intervento in Consiglio, l’Italia non intende sminuire gli aspetti economici e sociali rispetto a quelli ambientali. Per il sottosegretario al Masaf, Patrizio La Pietra, il “no” al Piano Pesca della Ue «è motivato dalla coerenza con la quale abbiamo sempre ribadito che non ci può essere sostenibilità ambientale senza sostenibilità economica».

Il Piano d’azione Ue per il ripristino degli ecosistemi marini chiede agli Stati, attraverso appositi piani nazionali, di vietare la pesca a strascico in tutte le aree e zone marine protette dell’Ue entro il 2030. Una misura troppo debole per le Ong, perché il pacchetto pesca non è obbligatoria, e troppo onerosa per le organizzazioni di settore italiane. Tanto da spingere il 23 giugno alla mobilitazione la flotta dell’Argentario e la marineria di Ancona, e il 24 alla convocazione di un incontro al Ministero con le associazioni di categoria.

Il dibattito sul Piano si annuncia acceso. Da un lato, dal punto di vista delle misure concrete, il documento adottato oggi è generico. Riconosce la necessità di conciliare «gli obiettivi ambientali con l’attività economica e gli aspetti sociali», le sfide causate dall’attuale contesto geopolitico, e l’importanza del settore della pesca per la sovranità alimentare dell’Ue. Dall’altro lato, il confronto tra ministri ha visto numerose prese di distanza proprio in riferimento alla futura discussione del Piano Ue per il recupero degli ecosistemi marini.

Intanto il piano del “green deal” voluto dalla Commissione europea presieduta da Ursula von der Leyen, che si avvia ad un inglorioso tramonto e all’addio alla sua riconferma, subisce l’ennesima bocciatura in seno alla commissione ambiente dell’Europarlamento, a seguito dello stallo 44 a 44 sul voto finale del documento. La commissione ambiente presenterà quindi in plenaria la proposta di respingere la norma presentata dalla Commissione europea. Il voto è previsto dall’11 al 13 luglio a Strasburgo.

Il Parlamento europeo nel suo insieme è quindi chiamato a prendere posizione sulle nuove norme. Non essendo stata capace di aggregare una maggioranza su un testo condiviso, e sempre che non si decida per un rinvio, la commissione ambiente del Pe presenterà nella plenaria di luglio la proposta di respingere il progetto di regolamento della Commissione europea.

Prima di quella data, i gruppi che hanno sostenuto la necessità di far avanzare il dossier (Verdi, S&D, Sinistra, parti dei liberali di Renew Europe) cercheranno comunque di riportare al tavolo del negoziato i Popolari, la cui alleanza con la destra ha portato allo stallo.

«Quale sia il risultato oggi – ha detto il relatore Cesar Luena (S&D, Spagna) prima del voto sul testo finale – andiamo verso un lavoro di negoziato per la plenaria e faccio appello in particolare al Ppe: tornate al tavolo del “Green Deal”, tornate al consenso scientifico e sociale».

«Votare contro una proposta non è votare contro il “Green Deal”» afferma Peter Liese (coordinatore per l’ambiente e il clima dei Popolari, Germania) respingendo le analisi che vogliono i Popolari pronti a modificare gli equilibri della maggioranza dell’Europarlamento sull’appoggio al “Green Deal”.

«Solo in commissione Ambiente – ha detto Liese – abbiamo approvato 27 atti legislativi» del Patto verde Ue «e altri stanno per arrivare, stavolta chiediamo il ritiro della proposta per presentarne un’altra, con motivi solidi».Liese ha attaccato il presidente della commissione Ambiente, Pascal Canfin, che aveva parlato di «manipolazione del voto» da parte del Ppe.

«Sono eurodeputato dal 1994 – ha detto Liese – e Canfin è il peggiore presidente della commissione che abbiamo mai avuto».

Il Ppe, tuttavia, non appare compatto sui prossimi passi circa la legge sulla natura: Christine Schneider ha detto «spero che Timmermans ritiri la proposta e che non saremo chiamati a votarla né a luglio, né a settembre».

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