Intel dopo la Polonia avanti con la Germania. E l’Italia?

A Magdeburgo sarà realizzato un grande impianto per la produzione di semiconduttori, che s’aggiunge all’impianto di finitura assegnato alla Polonia. Ancora nulla di certo per l’impianto destinato all’Italia, che deve vedersela con la Spagna.

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Alla presenza del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e del capo di Intel, Pat Gelsinger, il colosso tecnologico statunitense e il governo federale hanno concluso il loro accordo per la produzione di semiconduttori a Magdeburgo.

L’intesa prevede una sovvenzione di circa 9,9 miliardi di euro da parte di Berlino. In cambio, il gruppo statunitense vuole creare due fabbriche di semiconduttori con 3.000 posti di lavoro e promette di investire 30 miliardi di euro, compresi i sussidi statali.

Per Scholz «quello di Intel è il più grande investimento diretto estero nella storia tedesca. Con questo investimento, stiamo raggiungendo i leader mondiali in termini di tecnologia e stiamo espandendo le nostre capacità per lo sviluppo dell’ecosistema e la produzione di microchip».

Intel aveva inizialmente stimato in 17 miliardi di euro la cornice per attuare l’accordo, con finanziamenti per di 6,8 miliardi di euro dal governo tedesco. A metà aprile, Intel ha corretto i costi di investimento richiesti e ha negoziato ulteriori finanziamenti con Berlino.

Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, ha avallato l’investimento di maggiori sussidi per consentire a Intel di stabilirsi a Magdeburgo. Gli ulteriori 3,1 miliardi di euro provengono da uno speciale fondo federalededicato alla protezione del clima e alla trasformazione dell’economia.

La fabbrica Intel di Magdeburgo non dovrebbe iniziare a produrre prima del 2027. Ma manca ancora il via libera da Bruxelles prima che la costruzione possa iniziare.

«L’accordo con Intel è un grande successo e un forte investimento nel futuro. Nelle ultime settimane abbiamo negoziato e ci siamo impegnati intensamente per trovare una soluzione, rendendo possibile la dichiarazione d’intesa di oggi. L’investimento in Germania significa una significativa espansione delle capacità produttive di Intel in Europa ed è il più grande investimento mai effettuato da un’azienda straniera in Germania» dichiara Habeck, in una nota del suo dicastero. Per Habeck l’accordo mostra l’attrattività della Germania, perché «siamo all’avanguardia nella competizione globale e garantiamo posti di lavoro sostenibili e qualificati e la creazione di valore. Ora abbiamo l’opportunità di creare un nuovo, fiorente e altamente moderno ecosistema di chip in Germania e in Europa».

Ora si apre la questione dell’Italia, realtà che Intel aveva individuato per la localizzazione dell’impianto di assemblaggio finale dei microprocessori, dove il circuito stampato è posto nel guscio di protezione con i relativi contatti elettrici. Mentre la Polonia nei giorni scorsi si è aggiudicata la localizzazione di un impianto simile con un investimento da 4,6 miliardi di dollari e 2.000 posti di lavoro, per quello italiano è ancora tutto in alto maree rischia anche di saltare sotto la concorrenza di Irlanda e Spagna. Dal governo Meloni, il ministro Adolfo Urso tiene le carte riservate, anche se la politica regionale di Veneto e Piemonte – le due regioni in corsa per ospitare l’impianto – spingono per un’accelerazione, anche perché “ballano4,5 miliardi di euro di investimenti (copertial 40% dal governo italiano) e la creazione di 1.500 posti di lavoro diretti e altri 3.500 nella filiera.

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