Inquinamento in Padania: il governo Meloni rischia di fermare il motore della nazione

Il consiglio dei ministri ha varato un decreto legge per chiudere le procedure d’infrazione per il mancato rispetto della direttiva 2008/50 sulla qualità dell’aria. A caro prezzo per l’economia.

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Inquinamento in Padania

Per ovviare alle numerose procedure d’infrazione vede coinvolta l’Italia per il mancato rispetto della direttiva europea 2008/50 relativa alla qualità dell’aria, che interessa soprattutto le cinque regioni del bacino padano(Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia), il governo Meloni ha emanato un decreto con cui si attuano una serie di misure volte a ridurre l’inquinamento in Padania, ma a caro prezzo per gli abitanti del territorio e dell’economia.

Il problema è il superamento continuativo e sistematico dei limiti dei valori fissati per sostanze inquinanti fini(PM10) e ultrafini (PM2,5), oltre che per i limiti di azoto connessi alla particolare conformazione del territorio, racchiuso tra la cintura montuosa delle Alpi e degli Appennini che rendono particolarmente difficile il ricambiodell’aria specie in inverno quando si aggiungono le emissioni causate dagli impianti di riscaldamento.

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Di fatto, la decisione del governo Meloni va nella direzione di agevolare l’erogazione delle quote del Pnrr che,in caso di sanzione a seguito della condanna della Corte di giustizia Ue, sarebbero messi a rischio. Il problema è che per rientrare almeno parzialmente nei limiti si prevedono misure draconiane come l’ulteriore estensione dei divieti di circolazione di auto private, specie quelle con motore termico, limiti al riscaldamento – tra i maggiori imputati dell’inquinamento –, alle attività manufatturiere e dell’allevamento zootecnico.

Pure il presidente della regione Lombardia, Attilio Fontana, nei giorni scorsi aveva guidato una delegazione delle regioni interessate a Bruxelles per cercare di alleggerire gli obblighi ambientali per limitare l’inquinamento in Padania, ma invano.

Di fatto, il rischio è che il motore dell’economia nazionale venga praticamente fermato, così come venga tagliata del 75% la circolazione dei veicoli, della produzione e del riscaldamento – in un areale dove il riscaldamento è una necessità per almeno 6-7 mesi all’anno – oltre a tagliare del 60% gli allevamenti zootecnici, con un rilancio sulla decarbonizzazione e l’abolizione dei sussidi ambientali dannosi, a partire dalle agevolazioni esistenti sul gasolio agricolo e su quello per autotrazione, compreso quello per il trasporto pesante, con le conseguenze facilmente immaginabili sul costo della vita dove oltre l’80% delle merci è trasportato su strada.

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