Il metaverso di Meta centra un flop da 100 miliardi

La creatura di Zukerberg bissa il fallimento di Second Life con pochi aderenti. Il problema del mancato rispetto delle regole e della deontologia dell’informazione da parte delle piattaforme.

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Il metaverso della Meta di Mark Zukerberg, il fondatore di Facebook e di tanti altri canali social rischia di costare un bagno di sangue, visto che ha già assorbito oltre 100 miliardi di dollari di investimenti salvo essere desertificato di utenti.

Nato su forti aspettative, anche se i precedenti di Second Life di qualche anno fa avrebbero dovuto consigliare prudenza, tanta prudenza, Zukerberg ci si è buttato a capofitto secondo la tecnica del quando sei all’angolo rilancia e attacca, visto che il metaverso è nato dopo la scoperta dello scandalo Analytica nel 2018 della violazione della riservatezza personale dei dati di 87 milioni di utenti di Facebook, utilizzati a pagamento per promuovere messaggi politici durante le competizioni elettorali.

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Il metaverso non tira: la recente forte campagna di comunicazione volta a portare utenti sul mondo virtuale non ha pagato, così come altri gruppi che avevano inizialmente creduto nel virtuale stanno rapidamente smantellando, così come Microsoft che ha annunciato una ondata di licenziamenti.

Horizon Worlds, il fulcro del progetto virtuale di Meta, ha meno di 200.000 utenti rispetto ad un obiettivo di 500.000 nel 2022; Decentraland riesce a fare peggio, molto peggio perché a fronte di 1,3 miliardi di dollari di investimenti, registra la bellezza di una media di 38 (trentotto in lettere) utenti attivi al giorno. Se Zuk piangenon è che gli altri stiano meglio: dei 141 mondi virtuali nati dopo la via indicata dal fondatore di Facebook, solo il 9% di questi avrebbe una media di più di 50 utilizzatori attivi.

Messo alle strette sulle questioni della tutela dei propri utenti, Zukerberg invece di piegare la testa e di inchinarsi alle regole dei garanti avrebbe buttato la palla fuori del campo. Mentre lui si straccia per le regole che gli sarebbero imposte contro la tutela della libertà, viceversa quando le libertà in gioco sono quelle dei suoi utentii moderatori dei canali social non si fanno troppi scrupoli a silenziare, imbavagliare o a bannare gli utenti che non siano in linea con la filosofia (meglio, gli interessi) del fondatore della principale piattaforma social.

Sarebbe opportuno che, a fronte di introiti miliardari da pubblicità, gli stati imponessero a Meta un maggiore rispetto delle norme, specie quelle riguardanti la responsabilità dei contenuti veicolati, alla stregua di qualsiasi altro canale informativo, anche per garantire a tutti gli utenti che quanto circola sui suoi canali abbia dei crismi minimi di attendibilità.

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