Il caro tassi innescato dalla Banca centrale europea che nel giro di un anno ha portato il costo del denaro da quota zero al 3,75% e con probabili ulteriori rialzi specie se l’inflazione continuerà a galoppare, evidenzia un sistema bancario a doppia velocità: rialzi immediati e sostenuti per l’erogazione di mutui casa e di credito al consumo, drammatica stagnazione a quota zero o poco più per la remunerazione delle giacenze liquide sui conti correnti dei risparmiatori.
La situazione è stata denunciata anche dal ministro alle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che ha sollecitato il sistema bancario a rivedere la propria politica sugli interessi dei depositi, inchiodati a quota zero.
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I rialzi dei tassi frutto della politica monetaria della Banca centrale europea si sono trasmessi rapidissimamentesu mutui casa e finanziamenti in modo molto più intenso di quanto accaduto sui depositi, quando a pagare sonole banche.
Giorgetti, rispondendo a un “question time” alla Camera, aveva sottolineato che il Governo non sarebbe rimasto«indifferente» nei confronti dell’atteggiamento attendista attribuito agli istituti di credito. Tanto è bastato per riavviare la discussione sulle ipotesi di tassazione degli «extraprofitti» delle banche che nei bilanci 2022 sono stati decisamente elevati.
A livello di sistema non è sopportabile che la rata media di un mutuo a tasso variabile nel giro di un anno sia cresciuta del 50%, ponendo seri problemi di sostenibilità specie in campo a persone a reddito fisso, magari che guadagnano 1.500 euro al mese, con una rata passata da 600 a 900-1.000 euro al mese, cui s’aggiungono anche il pagamento delle bollette e altre spese. Lo stesso vale per il credito al consumo, che il cui tasso ha superato il 10%, rallentando la propensione all’acquisto da parte dei consumatori. Idem per i finanziamenti accesi dalle imprese per il finanziamento dell’attività ordinaria o per far fronte all’indebitamento acceso durante il periodo pandemico.
Se la situazione del caro tassi non cambia rapidamente, con un taglio del ricarico del costo del denaro da parte delle banche rispetto al tasso di sconto ufficiale praticato dalla Bce, il rischio è che il sistema economico nazionale subisca un forte rallentamento, con problemi di sostenibilità anche del rapporto tra Pil e debito pubblico, già a quota 2.800 miliardi e con quasi 100 miliardi di costo per il pagamento degli interessi. C’è il rischio che l’eccesso di ingordigia del sistema bancario possa essere foriero di danni pure per le stesse banche con la crescita degli incagli e insoluti da parte della clientela impossibilitata ad onorare i propri debiti.
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