Alluvione in Emilia Romagna e lo zampino di Elly Schlein

Da vicepresidente della Regione fino al 24 ottobre 2022, l’attuale deputato e segretario nazionale del Pd era la responsabile delle politiche ambientali e della prevenzione.

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Alluvione in Emilia Romagna

L’alluvione in Emilia Romagna accaduta in due diverse riprese, l’una a 15 giorni di distanza dall’altra, con enormi danni economici, sociali e ambientali, fa emergere ancora una volta la pesante sottovalutazione della sicurezza del territorio e la mancanza di adeguate misure di mitigazione del rischio idraulico dei corsi d’acqua.

Quanto accaduto, che ha comportato l’evacuazione di oltre 10.000 persone con case allagate, migliaia di imprese pesantemente danneggiate, 21 fiumi esondati contemporaneamente, l’interruzione di strade, autostrade e ferrovie, centinaia di eventi franosi per l’enorme quantità di acqua caduta in poche ore (ben 500 litri – mezzo metro cubo – per metro quadro!) evidenzia ancora una volta la necessità di tenere sotto stretto controllo preventivo il territorio.

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Un controllo che prevede la periodica pulizia degli alvei dei corsi d’acqua dalle piante che crescono e, soprattutto, dai materiali trascinati dalla corrente che contribuiscono ad innalzarne il fondale riducendo la sezione idraulica e la portata, il rafforzamento ed innalzamento degli argini, l’innalzamento dei ponti e delle infrastrutture strategiche rispetto al piano di campagna, tutte cose che l’attuale normativa impedisce sull’altare della tutela ambientale.

Nel caso dell’alluvione in Emilia Romagna emerge come il vicepresidente della regione fino al 24 ottobre 2022, l’attuale deputato e segretario nazionale del Pd, Elly Schlein, avesse da amministratore regionale precise responsabilità in fatto di gestione ambientale, visto che le deleghe affidatele dal presidente della regione, Stefano Bonaccini, prevedevano il «Patto per il clima e cioè coordinamento interassessorile delle politiche di prevenzione e adattamento ai cambiamenti climatici e per la transizione ecologica». Peccato che la tutela dell’ambiente, della prevenzione dei cambiamenti climatici Schlein se ne sia occupata poco e male, soprattutto a livello lessicale, arte in cui gli esponenti Dem sono insuperabili maestri nel montare ad arte la fuffa, salvo fare poco in concreto.

Il governo Meloni dovrebbe prendere in mano la situazione, provvedendo a nominare un commissario nazionale per la messa in sicurezza del territorio, ripristinando le figure tecniche dei magistrati alle acque in sostituzione delle autorità di bacino di estrazione politica e parcellizzate per ambito regionale, affidandogli gran parte delle risorse della parte a fondo perduto del Pnrr, cancellando quella miriade di interventi praticamente inutili e con ridotto ritorno economico.

Da una concreta messa in sicurezza dipende la crescita del Paese e il benessere della popolazione che non può essere messo a repentaglio con cadenza ormai periodica. Si tratta di una reale questione di vita o di morte, visto che anche in questa situazione il bilancio delle vittime cresce continuamente. Per non dire dei costi che la Nazione è periodicamente chiamata a sopportare, sia per la ricostruzione che per gli oneri della mancata produzione, specie in un settore strategico come quello agricolo, con milioni di piante da frutto danneggiate che si ripercuoterà per gli anni a venire.

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