Le elezioni regionali del Trentino del 22 ottobre prossimo vedono un generale rimescolamento del mondo autonomista, con le schegge fuoriuscite cinque anni fa dal Patt, lo storico Partito Autonomista Trentino Tirolese, degli Autonomisti Popolari dell’attuale presidente del Consiglio provinciale, Walter Kaswalder, che pensano ad un’alleanza tecnica proprio con quel Patt da cui si erano allontanati schifati, con l’aggiunta di un’altra perla della politica trentina, quel Progetto Trentino che oggi esprime il vice presidente del governo provinciale guidato dal leghista Maurizio Fugatti, Mario Tonina, formazione politica su cui lo stesso Tonina era salito a mo’ di autobus in corsa alle elezioni del 2018 abbandonando all’ultimo momento l’Upt di Lorenzo Dellai.
E’ opportuno ricordare che qualche lustro fa, il fondatore di Progetto Trentino, tal Silvano Grisenti, già braccio destroe uomo forte dei governi di Lorenzo Dellai e artefice della famosa “magnadora” che si poteva alzare (e, quindi, essere tagliati fuori dai ricchi contributi provinciali ai rispettivi comuni) rivolta agli amministratori locali che non si allineavano al potere provinciale, finì inquisito e condannato per una storiaccia di mala gestione dei fondi di Autostrada del Brennero di cui Grisenti era diventato presidente, salvo esserne rapidamente defenestrato via giudiziaria.
Sia Kaswalder che Tonina hanno dimostrato di essere espressione di forze politiche estremamente deboli, incapacidi affrontare il giudizio elettorale attraverso liste autonome, con la necessità di cercare asilo politico presso altre forze politiche, nella speranza che due zoppi aiutino un’altra forza politica sciancata come il Patt della gestione di Simone Marchiori e del suo manovratore Franco Panizza a correre, senza perdere troppi pezzi, in coalizione con quella Lega Salvini premier che in soli cinque anni è drammaticamente lontana dai fasti del 2018 che la consacrarono come prima forza politica dell’Autonomia speciale sull’onda dei successi nazionali di un’altra meteora politica come Matteo Salvini, ancora in fase calante.
La debolezza del mondo autonomista non giova neanche alle ambizioni di riconferma a leader della coalizione di centrodestra dello stesso Fugatti, anzi. Per Fugatti, complice il fatto che la sua esperienza di governo esce con un bilancio fallimentare, la possibilità di puntare ad una riconferma a leader di coalizione alle prossime elezioni in Trentino si fa sempre più in salita, nonostante siano passate solo pochi mesi da quando lo stesso Salvini in una delle sue puntate sulle nevi trentine lo avesse nettamente riconfermato nel suo ruolo.
Ma Fugatti non è né Attilio Fontana in Lombardia (che ha vinto solo grazie al successo di Fratelli d’Italia che ha bissato il risultato della Lega salviniana), né tantomeno quel Massimiliano Fedriga che in Friuli Venezia Giulia ha fatto fruttare il buon bilancio del suo governo regionale. Anche Salvini deve essersene accorto, così come se ne è accorta fin dall’inizio Fratelli d’Italia che ha proposto un proprio candidato presidente nella persona del presidente dell’Itea (l’istituto delle case popolari trentine), Francesca Gerosa, dopo che la stessa Gerosa è stata a lungo nelle maniche di Fugatti che l’ha premiata con numerosi incarichi prestigiosi nei consigli di amministrazione delle società del sistema Trentino.
Dinanzi allo scenario di un logoramento a fuoco lento da parte della sua stessa maggioranza che ormai non fa più mistero della necessità di arrivare ad una candidatura unitaria per evitare di gettare al vento una possibile vittoriacontro un risibile candidato del centrosinistra come il sindaco di Rovereto, Gianfranco Valduga, Fugatti, stando alle voci che rimbalzano da dentro la Lega, qualora non ottenesse da Salvini la riconferma alla guida della coalizione, sembrerebbe pronto a ribaltare il tavolo e a presentarsi da solo alle urne a capo di una lista civica a suo nome, con dentro i suoi pasdaran. Sarebbe uno scenario che lo condannerebbe ad una fine politica certa, senza neanche quel paracadute che potrebbero lasciargli, come una candidatura al Parlamento europeo nella primavera 2024 o una qualche forma di sottogoverno a livello romano.
Quel che è certo è che il centrodestra trentino deve rapidamente decidere, perché il tempo stringe per preparare la campagna elettorale d’autunno, oltre al fatto di dover recuperare ai danni nel consenso dei trentini causati dai cinque anni del governo Fugatti dell’Autonomia speciale.
Secondo Gianfranco Merlin, fine esperto di cose politiche trentine, «ormai il centro destra non fa più mistero della necessità di arrivare ad una candidatura unitaria che non può essere né quella di Fugatti né quella di Gerosa, entrambi esponenti troppo deboli e con ridotta capacità di attrazione del consenso. Serve una candidatura di riconciliazione tra le diverse anime del centrodestra trentino, forte e riconoscibile e la Lega dovrebbe accogliere la proposta lanciata da Fratelli d’Italia di convergere sull’ex senatore leghista Sergio Divina, personalità capace di coalizzare l’alleanza e di raccogliere convergenze trasversali, come ha dimostrato il sondaggio che ho fatto, quelle che servono per una vittoria netta alle elezioni in Trentino su un centrosinistra ancora allo sbando, tanto più se continuerà ad essere rappresentato da un candidato finito sotto il giudizio della Corte dei conti, che non paga di averlo già condannato una volta per danno erariale con un profilo di dolo, ora lo ha nuovamente rinviato a giudizio».
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