L’auto elettrica non è tutto quel bene che la martellante campagna di comunicazione delle case produttrici voglio far credere ai consumatori, sempre più disillusi e scettici sulla reale bontà dell’elettrificazione della mobilità almeno all’attuale stadio di sviluppo della tecnologia.
Secondo uno studio di Boston Consulting appena diffuso, «in tutto il mondo, stiamo già assistendo a un’ampia adozione di veicoli elettrici nella maggior parte dei principali mercati. Entro il 2035, i Bev costituiranno quasi il 60% delle vendite mondiali di auto nuove. Allo stesso tempo, il passaggio ai Bev porterà a un aumento della redditività del settore derivante dalle vendite di auto nuove, da 122 miliardi di dollari nel 2021 a circa 135 miliardi di dollari nel 2035».
Se il futuro potrebbe essere roseo per i produttori automobilistici, la realtà attuale è invece nera, visto che secondo i numeri dei bilanci diffusi dalle case indicano invece forti perdite, specie per il comparto elettrico.
Secondo l’analisi di Warren Buffett, uno dei maggiori protagonisti attivi della finanza mondiale, «non ci sarà alcun vincitore nel mercato dell’auto elettrica poiché l’incertezza abbonda nel settore». Per illustrare l’incertezza nei veicoli elettrici, Buffett ha ricordato al suo pubblico come la Ford avesse dominato il mercato automobilistico per un po’ grazie alla Model T, la prima auto costruita in serie, ma due decenni dopo stavaoperando in perdita.
Proprio Ford oggi non se la passa bene con le Bev: a marzo il gruppo americano ha annunciato che nel 2022 ha perso 2,1 miliardi di dollari con le sue attività nel settore elettrico, perdite che sono state il doppio di quelle registrate nel 2021 per i veicoli elettrici. Il colosso Usa con una forte presenza anche in Europa, anche se in via di progressivo ridimensionamento, ha prodotto 61.575 auto elettriche nel 2022, perdendo circa 34.000 dollari per ogni auto elettrica venduta lo scorso anno.
Sempre Ford ha recentemente comunicato di aver registrato una perdita di 722 milioni di dollari sulle sue attività Ev nei primi tre mesi del 2023, vendendo 10.866 Bev, portando così la perdita per ogni veicolo elettrico venduto a 66.446 dollari.
A preoccupare i costruttori europei è anche la forte avanzata sul mercato europeo dei costruttori cinesi, che possono fruire di un ingresso senza dazio, cosa che invece non accade se i produttori europei vendono su quello cinese.
Per affacciarsi sul mercato della mobilità, negli ultimi 15 anni la Cina ha investito massicciamente sull’elettrico, creando una filiera produttiva efficiente per ovviare alla sua mancanza di tecnologia nella gestione dei motori a combustione. Ora, che la Commissione europea ha scelto acriticamente e unilateralmente la viadell’elettrificazione della mobilità, la Cina si trova in oggettive condizioni di vantaggio, tanto che la bilancia commerciale cinese nel settore automotive nel periodo 2020-2022 è passata da un deficit di 32 miliardi di dollari ad un surplus di 7 miliardi.
L’arrivo sempre più massiccio sulla piazza europea di auto “Made in China” senza alcun obbligo di una presenza di percentuali minime di componentistica prodotta in Europa, potrebbe causare ai produttori europeila perdita di 7 miliardi di euro all’anno da qui al 2030, portando la produzione europea di auto da 4,4 milioni di pezzi a 2,7 milioni al 2030.
Senza adeguate azioni di rallentamento dell’entrata sul mercato europeo di prodotto integralmente cinese, secondo un’analisi di Allianz Trade e di Pwc l’impatto sull’economia europea di settore sarebbe di 24,2 miliardidi euro con tutte le conseguenze economiche e sociali, specie nelle realtà dove il settore automobilistico costituisce una forte presenza economica, come in Italia, Germania, Francia, Slovacchia e Cechia, con pesanticonseguenze sul Pil nazionale.
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