Riuso o riciclo? La Commissione europea punta decisamente sul primo, affondando il sistema del riciclaggio che ha consentito all’Italia di centrare con sette anni di anticipo gli obiettivi fissati proprio dall’Unione europea in fatto di riciclaggio e riuso dei rifiuti.
L’idea che a Bruxelles si fa sempre più spazio è che un imballaggio – sia di carta, plastica, vetro – deve essere riusato più volte fino alla sua fine tecnica, cosa che comporta un radicale ripensamento della filiera di raccolta del materiale usato, che con il riciclaggio viene completamente ritrasformato fino a ricrearlo dall’origine.
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Riuso o riciclo: i due sistemi hanno approcci completamente differenti, sia a livello di logistica di filiera che, soprattutto di sicurezza e di impatto ambientale. Il riuso presuppone che il produttore di un determinato bene realizzianche una filiera di recupero e restituzione in fabbrica degli imballaggi che con il riciclaggio possono essere trattatinel luogo di destinazione, spesso molto lontano da quello di produzione. Il che comporta anche ulteriori oneri connessicon il viaggio di ritorno, con le conseguenti emissioni ambientali.
Poi, tra riuso o riciclo ci sono implicazioni tecniche, perché il riuso presuppone una più netta standardizzazione dei formati di imballaggio, cosa particolarmente importante specie nel campo dei contenitori in vetro cavo, le bottiglie, che spesso costituiscono elementi identificativi del prodotto – si pensi, ad esempio, alla differenza tra una bottiglia per il vino fermo e una per lo spumante -, cosa che limiterebbe fino a renderla impossibile la personalizzazione.
Infine c’è la questione relativa all’igiene e sicurezza dei prodotti a seconda che si utilizzi il riuso o il riciclo. Mentre con il riciclaggio la materia di recupero viene completamente ritrasformata dall’origine con la produzione di nuovi prodotti, il riuso, oltre a prevederne il recupero nelle condizioni originali, prevede anche il lavaggio e sanificazionedell’imballaggio, cosa particolarmente delicata specie in ambito alimentare, cosa che finisce a causare maggiori emissioni inquinanti di quelle che si vorrebbero evitare.
Anche in quest’ambito, così come negli altri che compongono il fantasmagorico ed irrealizzabile piano “Fit for 55” che il nuovo europarlamento nella primavera 2024 probabilmente smantellerà completamente, la demagogia di certi soloni attivi nelle stanze della Commissione europea ha avuto la meglio su una realtà decisamente differente da quella onirica.
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